Migliaia di persone in coda: l'ultimo abbraccio a Frizzi

Omaggio commosso del suo pubblico al presentatore. Per la prima volta camera ardente in Viale Mazzini

Migliaia di persone in coda: l'ultimo abbraccio a Frizzi

Ieri sotto al cavallo di viale Mazzini, qualcosa d'insolito attirava subito lo sguardo. E toccava il cuore. Una piccola distesa di fiori, piantine, pupazzetti, bigliettini. Mai il simbolo della Rai aveva raccolto l'omaggio doloroso di comuni cittadini. E mai la sede del servizio pubblico televisivo aveva ospitato una camera ardente (prolungata di un'ora), aprendosi a centinaia e centinaia di telespettatori, in muta fila fin dall'alba (il primo, lì già dalle 6, un romano di 48 anni) e trasformandosi per un giorno da palazzo del potere mediatico a casa del cordoglio comune. La morte di Fabrizio Frizzi ha operato anche questo piccolo miracolo: l'omaggio di un pubblico enorme, autenticamente commosso, paziente e silenzioso, senza intenzioni retoriche, senza curiosità morbose. Spesso in lacrime. Dopo l'ispezione di un metal detector, i visitatori erano accolti da otto gigantografie del conduttore, tratte da altrettanti suoi programmi, sotto la scritta «Ciao Fabrizio», e da numerose corone di fiori (fra le altre, quelle delle maestranze de L'eredità, dei giornalisti di Raitre, di Rita Pavone e Teddy Reno, di Alba Parietti) per arrivare infine nella grande Sala degli Arazzi. L'abituale sede di rumorose conferenze stampa era ora immersa in una penombra silenziosa, irreale, appena rotta dalle note di un pianoforte in sottofondo.

La bara, adagiata su un catafalco bianco, aveva davanti una corona di calle bianche firmata «La Rai», e dietro uno schermo, su cui lentamente scorrevano le foto dell'amatissimo «golden boy» e dei suoi programmi di maggior successo. Altre due enormi file, prima dell'uscita, per chi aspettava di lasciare la propria firma sui registri. «La firma soltanto pregavano gli addetti alla sicurezza - Non scrivete altro: l'attesa diverrebbe interminabile».

In quest'atmosfera irreale praticamente tutta la Rai, nei suoi nomi più prestigiosi, è quindi sfilata ad abbracciare la vedova Carlotta e il fratello Fabio, accanto ai quali c'era il direttore generale Mario Orfeo. Primi ad arrivare i due Fiorello, Rosario e Beppe; quindi Renzo Arbore, Raffaella Carrà («E' la prima volta che vengo qui col cuore rotto dal dolore»), Flavio Insinna e, nel pomeriggio, Pippo Baudo. Poi tutti gli altri, ciascuno manifestando un dolore diverso: chi sfuggendo i giornalisti, seminascosto dietro baveri rialzati o spessi occhiali da sole, come Luca Zingaretti, Massimo Giletti, Paola Perego, Cristina Parodi, Luca Giurato, Veronica Pivetti, Alessandro Haber, Bianca Guaccero, Giulio Scarpati, Riccardo Rossi, Enrico Mentana, Riccardo Iacona, Mario Calabresi. Chi riuscendo a dire appena qualcosa, come Bruno Vespa («Se si pensa a lui si pensa al suo sorriso»), Max Giusti («Era ricco di valori, davanti e dietro la telecamera»), Stefano D'Orazio dei Pooh («Un vero amico, un uomo trasparente»), Paolo Belli («Ci insegnava a stare sempre due passi indietro»). Unica nota stonata quella di Pupo, che in un tweet ha denunciato «l'ipocrisia di chi in Rai ha fatto soffrire Fabrizio, e che per questo ora dovrebbe vergognarsi». L'osservazione più sorridente, invece, è firmata Luca Cordero di Montezemolo: «Era tifoso della Ferrari, e sempre uno dei primi a chiamarmi, quando c'era qualche vittoria da festeggiare». La più provocatoria di Gianni Letta: «Tutta l'italia si è fermata per lui, perché era l'emblema di una televisione misurata e civile. E se ora l'Italia lo piange vuol dire che quella, è la televisione che gli italiani vorrebbero». La più tenera di Enrico Brignano: «E' stato importante per la Rai come un'istituzione. Avrebbero dovuto nominarlo ministro del sorriso». E quanto alle istituzioni, dopo il ministro uscente Marianna Madia, il presidente del CONI Malagò e il comandante generale della Guardia di Finanza Toschi, nella tarda mattinata è giunto anche l'ex premier Paolo Gentiloni. «Frizzi era una bella persona ha commentato -. Apprezzato per l'umanità, la gentilezza, la modestia. Un bellissimo esempio per tutto il Paese».

Mentre in quello stesso momento, in diretta alla Prova del cuoco, Antonella Clerici non riusciva a trattenere le lacrime: «In questi studi, oggi che c'è un silenzio surreale. E nello studio dell'Eredità ci sono dei fiori, lasciati dalle maestranze. Sopra c'è scritto Ciao Fabrizio».

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