Da «The Neon Demon» a «Spira Mirabilis» le metafore della follia

Si può fare a meno del sesso con i defunti di Winding Refn e del povero vedovo De Niro

Da «The Neon Demon» a «Spira Mirabilis» le metafore della follia

Ecco i film più brutti dell'anno, ovviamente a mio giudizio....

1) Spira Mirabilis. Ermetico documentario italiano in gara a Venezia. Immagini in libertà tra Giappone, Milano, Berna e Sud Dakota, che i due autori, Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, definiscono una metafora dell'immortalità. Sarà, ma di mirabilis c'è solo la noia.

2) Weekend. S'incontrano all'orinatoio di un locale gay di Nottingham Russell e Glen. È amore a primo (basso) sguardo, che la notte diventa passione. I due barbuti signorini parlano peggio di Pierino, mentre un primo piano inquadra il, per così dire, dna depositato dall'uno sul ventre dell'altro. Prosit.

3) Nonno scatenato. Povero De Niro nei panni di un assatanato vedovo. Il goliardico copione lo costringe a un frenetico amore solitario, poi a infilare più di un dito nel... di un nipote. Non è un sosia, è proprio lui, l'ex magnifico Toro scatenato trascinato nella melma. Che tristezza.

4) The Neon Demon. Bisogna fare l'antidoping al danese N. Winding Refn, codice fiscale certo più chiaro dei suoi film. Qui la sedicenne aspirante top model Elle Fanning finisce nelle grinfie di una truccatrice lesbo. Che, respinta, si consola all'obitorio a cavalcioni di una fresca defunta. Dei funerali nulla si sa.

5) Fuocoammare. Barbosissimo documentario del recidivo Gianfranco Rosi. Dopo averci fatto venire il mal d'auto con Sacro GRA, attorno al Grande Raccordo Anulare di Roma (puntuale Leone d'oro veneziano), ci stordisce con il mal di mare di Lampedusa (Orso d'oro a Berlino e in corsa per l'Oscar). Viva l'Italia.

6) Le mille e una notte - Arabian Nights. Il portoghese Miguel Gomes, probabilmente sfuggito alla camicia di forza, riaggiorna le celebri fiabe. Ecco la caccia alle vespe, uno spray simil Viagra, il processo a un gallo troppo mattiniero, una pompiera incendiaria. Perché hanno chiuso i manicomi?

7) Risorto. C'è perfino un Gesù maori in questo kitschissimo fumettone religioso made in Usa. Dove il tribuno Clavio è incaricato da Ponzio Pilato di vigilare sulla salma del predicatore Yeshua. Se l'attonito Ralph Fiennes è convertito dagli sceneggiatori, il rischio è che qualche spettatore furibondo passi all'Islam.

8) Animali notturni. Pretenzioso dramma del rinomato sarto gay Tom Ford, diventato, ahinoi, acclamato regista. La cui celebrata raffinatezza è solo supposta (participio). Come quando un killer siede nudo sul water davanti a casa, si pulisce e rimira soddisfatto il foglio non più bianco. Dixan.

9) La foresta dei sogni. Nella foresta giapponese dei suicidi s'incontrano due anime in pena. Il trombone Gus Van Sant fa inoltrare Ken Watanabe e Matthew McCounaghey in un labirinto di alberi e pietre. Dove è impossibile districarsi. E ancor più capirci qualcosa.

10) La casa delle estati lontane.

Tre sorelle israeliane si riabbracciano nella casa di campagna. Sono sommerse dai ricordi e dai debiti. Si deve vendere. Tra i fantasmi del passato il caro asino Rasputin. Forse reincarnazione di Francis, mitico mulo parlante degli anni Cinquanta. Questo, per fortuna, tace.

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