Non perdete la bellezza dei figurini di Capucci

La Bellezza è come un vento d'aprile, diceva Ezra Pound, «quando la si incontra ci si sente rinati». Questo mi è successo a Firenze recandomi a Palazzo Pitti, all'indomani della Carmen sommersa dai fischi del pubblico. In riva all'Arno, per fortuna, quel vento lustrale, spira ancora, nonostante cantonate registiche e interessate elucubrazioni politiche. Le Gallerie degli Uffizi avevano allestito nell'Andito degli Angiolini una mostra di figurini di Roberto Capucci (Capucci dionisiaco. Disegni per il teatro, mostra aperta fino al 14 febbraio). Davanti alla fantasia con cui l'artista ha immaginato una straordinaria legione di figure che dal futuro pirolettano verso il mondo tersicoreo ed operistico, ci sembrava di tornare alle mitiche origini del Maggio Musicale Fiorentino. E sì, perché con buona pace di chi ha trapiantato la sensuale opera di Bizet trasudante Spagna in un sozzo quadrato periferico di roulotte, il Maggio è stato fondato immaginando il rinnovamento attraverso scene e costumi di grandi pittori contemporanei. Non diamo certo consigli a chi mostra di tanto sapere, ma invitiamo il pubblico a pellegrinare a Palazzo Pitti, dove fra l'altro (lo ha ricordato il Direttore degli Uffizi, Eike Schmidt) ebbero culla i primi esperimenti operistici moderni.

Si spera che la bellezza dionisiaca del teatro di Capucci operi conversioni, magari fra gli organizzatori musicali nostrani. Per il resto Keats ha già detto tutto nella sua Ode su un'urna greca: «Bellezza è verità, verità bellezza. Questo solo sulla Terra sapete; ed è quanto basta».

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