Personaggi di La strada: Murano (servitore sordo e muto), Kotonu (autista), Samson (procacciatore di passeggeri), Salubi (apprendista guidatore) e il Professore, ex catechista, proprietario della rimessa dei camion, riciclatore di ferraglie avanzate dagli incidenti stradali, gran predicatore (e molto veloce a intascare monete altrui). La strada che dà il titolo a questa opera teatrale, scritta da Soyinka nel 1965 (e ora riproposta da Jaca Book nella collana Calabuig, dove sono già stati ripubblicati altri libri del Nobel nigeriano, come Gli interpreti e Stagione di anomia), è quella battuta e invocata dal Professore, in perenne e tendenzialmente deludente ricerca della Parola. La strada si muove fra il basso, bassissimo della rimessa, con le beghe fra gli autisti nigeriani, gli spiccioli rubati, le cisterne, il puzzo di baccalà nei carretti, le invidie fra disperati e l'ignoto, il mondo dell'incerto, della paura e della morte che attende spesso proprio lì, sulla strada che i camionisti percorrono, giorno dopo giorno. E, dietro quella paura, a spiegare l'ignoto (forse), la Parola tanto ricercata, inseguita, perfino agitata, dal Professore, come una minaccia.
Su tutti, i vivi e i morti, presenti e futuri, domina il mito: i canti yoruba, il culto animista di Agemo, i sacrifici da compiere a Ogun che, come lo scrittore ha spiegato più volte è «il suo dio», la divinità «della lirica e della guerra», che incarna «la veridicità della contraddizione umana», il fatto che l'uomo riesca a essere «molto creativo e molto distruttivo» insieme.
Lo stesso teatro, del resto, dove si svolge la vicenda della Strada, è uno spazio in cui regna il rito: quindi le invocazioni, le danze (come quella della Festa degli autisti), le trasfigurazioni, gli assassinii, le conversioni e gli smascheramenti accadono, susseguendosi, senza che vi sia contraddizione, perché la contraddizione e l'ambivalenza sono proprio ciò che va in scena. La morte fra le lamiere, e la Parola misteriosa che renda la vita sensata.
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