Pietra filosofale, ecco la formula di Isaac Newton

Antonio Lodetti

S embra una avventurosa storia fantasy, in stile Harry Potter, invece è pura (e affascinante) realtà. Anche Isaac Newton, il celebre padre della fisica moderna, nel '600 andò a caccia della pietra filosofale, proprio come il maghetto inventato dalla Rowling, ma soprattutto come Cagliostro. Anche Newton quindi (colui che, secondo la leggenda, dopo che gli cadde in testa una mela mentre giaceva sotto un albero, elaborò la teoria della gravitazione universale), si dilettava con l'alchimia, anzi, sembra abbia dedicato più tempo allo studio dell'alchimia che a quello della fisica.

L'economista John Maynard Keynes (non uno qualunque) riteneva addirittura che Newton fosse un mago, e nel 1936 acquistò molti manoscritti inediti ignorati dalla cultura ufficiale (li rifiutarono tutti, dal British Museum alle più blasonate università americane). È proprio un manoscritto inedito, recentemente scoperto, di Isaac Newton, a svelare la sua ricerca della leggendaria pietra filosofale della pseudoscienza. Il libro è una copia manoscritta di un testo dell'alchimista americano George Starkey (noto con lo pseudonimo di Ireneo Filalete), in cui si racconta la creazione del mercurio sofico. Il manoscritto descrive la procedura di produzione del mercurio sofico (ritenuto un elemento fondamentale della pietra filosofale), che per gli alchimisti era lo strumento per trasformare in oro i metalli di scarso valore, ad esempio il piombo. La formula ideata da Newton era misteriosa e criptica e parlava di «una parte di drago impetuoso, due colombe di diana e almeno sette aquile di mercurio». Il documento ritrovato ha fatto parte di diverse collezioni private fin dagli anni Trenta, e nel febbraio scorso è stato acquistato a un'asta dalla Chemical Heritage Foundation di Philadelphia, che ora lo ha pubblicato online sul suo sito internet. Famoso anche per il suo contributo alla meccanica classica e per la scoperta (insieme a Leibniz) del calcolo infinitesimale, Newton in realtà non si accontentò di esplorare le scienze «nobili». Sebbene ai suoi tempi l'alchimia fosse fuorilegge in Inghilterra, tale pseudoscienza era ancora utilizzata da molti come metodo per esplorare la natura. Come ha spiegato James Voelkel, curatore dei libri rari della Othmer Library of Chemical History: «Newton è un alchimista interessante per l'approccio sistematico.

Annotava i riferimenti a ogni autore alchemico, e tentava di interpretarli con una moderna analisi basata sui dati. In qualche modo però le ricerche alchemiche erano così difficili che neppure Newton riuscì a risolverle».

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