Tavola ben guarnita, menu completamente nuovo (forse). C'erano tutti ieri qui nella sede Rai per presentare il regolamento del Festival di Sanremo edizione numero 63, da Fabio Fazio conduttore in capo fino al direttore intrattenimento Giancarlo Leone e al regista Duccio Forzano, tranne Luciana Littizzetto (che annuncerà la sua coconduzione domenica sera alla prima puntata di Che tempo che fa) e Roberto Saviano che, vedrete, all'Ariston non andrà. Insomma è stato presentato solo, si fa per dire, il nuovo regolamento delle cinque puntate dal 12 al 16 febbraio («In mezzo c'è anche San Valentino», come sottolinea scherzosa il capoprogetto Sandra Bemporad). Su Raiuno, naturalmente, che secondo Leone «non è una rete imbalsamata». Intanto il regolamento è un ritorno al passato remoto, quando i cantanti avevano due canzoni in gara ma solo una si giocava la finale. Stavolta saranno eliminate nelle prime due serate e quindi i quattordici big («non so come definirli in un altro modo», ha detto Fazio) rimarranno fino alla fine. Tra i candidati ci sono già Gino Paoli, Fiorella Mannoia, Vinicio Capossela, magari Carmen Consoli, forse Nesli ma nessun rapper (si dice di inviti rifiutati da Fabri Fibra e Marracash) rispettando un copione purtroppo già visto: l'hip hop fatica ad arrivare all'Ariston. Un altro disperso a Sanremo sarà il dialetto, introdotto due anni fa e ora ridotto a semplice presenza di «parole e/o locuzioni in lingua dialettale e/o straniera». Come cambiano i tempi.
Anche sui cosiddetti superospiti ci sarà un bel giro di vite. Un po' per una questione di costi (dice Leone: «Spenderemo di meno degli anni scorsi»). Un po' perché Fazio non vuole «cantanti in promozione». E un po', diciamocela tutta, per problemi di tempo: con due canzoni a testa, con la quarta serata dedicata alla Sanremo Story e con l'inevitabile inserimento di sketch comici, sarà molto difficile trovare il tempo per incursioni esterne. È possibile che al venerdì Fazio sarà affiancato da Claudio Baglioni, in una sorta di rivisitazione di Anima mia quindici anni dopo. E, da quanto si sente dire, sono stati contattati per un passaggio all'Ariston alcuni grandi italiani famosi anche all'estero. Come Andrea Bocelli, ad esempio.
In poche parole, ora a fine settembre, la protagonista del Sanremo prossimo venturo sembra essere la musica, se non altro perché il direttore musicale, al fianco di Fazio direttore artistico, sarà Mauro Pagani, autentico padre nobile della musica d'autore. È una garanzia di qualità. E anche ieri, spaesato di fronte ai giornalisti in attesa di chissà quale rivelazione, ha candidamente ammesso di essere persino contento se qualche grande artista rifiuta la partecipazione al Festival «perché è stanco o semplicemente non se la sente: vuol dire che gli artisti sono rimasti umani». Dirigerà, se così si può dire, i direttori d'orchestra di ciascun cantante e sarà la longa manus di quello che è l'obiettivo apparente di questo Festival: «Fare in modo che lo spettacolo non fagociti la musica». In fondo però, da che Festival è Festival, si dice sempre così. Alla vigilia. Poi vedremo. Rimangono i giovani, otto in totale: sei, compresi tra i 18 e i 33 anni, saranno scelti dalla commissione musicale del Festival purché siano espressione di «un progetto artistico già operante nel mercato della musica».
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