Pronti i festeggiamenti per «Renzie» (e Grillo)

Commozione radical chic per l'incarico al sindaco di Firenze, Crozza scalda i motori. Il leader dei 5 Stelle? La Rai spera che faccia rumore

Pronti i festeggiamenti per «Renzie» (e Grillo)

Un Festival renziano nella settimana dell'apoteosi di Renzi. Nei giorni in cui il sindaco di Firenze ottiene la nomina a capo del governo, in cui si appresta a formare la squadra dei ministri e a dare il via al luminoso cammino della «politica del faaare». Non poteva andare meglio a Fazio che già di suo aveva confezionato una kermesse cucita addosso a quella parte del Paese che si sente, si è sempre sentita o si sentirà renziana, nell'animo o nei cambi di casacca.

Dai cantanti in gara, agli ospiti (da Ligabue a Baglioni) alla giuria (presidente Paolo Virzì) ai collaboratori, ai colleghi presentatori (Luciana Littizzetto e Pif che realizzerà l'anteprima), in Riviera già pullula il clan che da sempre si riconosce nel moderatismo di sinistra incarnato da Matteo Renzi. Figuriamoci ora che, coincidenza (Provvidenza?) ha voluto che l'ambizioso numero uno ha ottenuto tutto ciò che voleva. Altro che timori per lo sbarco di Grillo previsto per oggi, prima fuori e poi dentro l'Ariston. Altro che remore per i sermoni della Littizzetto. Altro che paura per una possibile replica del caos scatenato lo scorso anno da Crozza, dato in arrivo per la finale di sabato. Fazio ha già fatto Bingo grazie al suo amico «Renzie». Dietro le quinte il suo staff stappa bottiglie di champagne. Una pubblicità mai vista per il Festival: nemmeno ai tempi delle tempestose incursioni di Benigni e Celentano si doveva ringraziare così tanto la politica. Che, si sa, è sempre dominante in Riviera. Se la fortuna sarà ancor più cieca, finirà che il candidato premier giurerà nelle mani nel capo dello Stato a poche ore dalla finale del Festival. Sai allora che spasso per Crozza mettere in piedi il suo repertorio su Renzi, con la carota in mano, i dentoni, le parolone vuote, l'accento fiorentino, una riforma al mese e via promettendo. Per non parlare della squadra dei nuovi ministri da mettere sotto torchio. O dei bisticci tra alfaniani e forzaitalioti seguiti dalle frecciate a colpi di «idioti utili e inutili»: se ne è avuto un assaggio domenica sera all'anteprima di Ballarò, quando Crozza ha preso di mira Gasparri, presente nello studio di Floris.

Ma oggi si comincia alla grande con Grillo: nemesi presunta, ma in realtà alter ego dei renziani-faziani-faziosi. L'uomo che vorrebbe incenerirli tutti, ma che fa parte del gioco dell'antipolitica. Tanto che per inscenare le sue proteste contro questi governi o finti cambi di governo viene proprio a Sanremo, nella tana del lupo, ad amplificare le loro gesta, a farle risaltare ancora di più, a regalare loro più pubblicità di quanta ne abbiano già.

In ogni caso, polemiche assicurate. Già da ieri è cominciato un diluvio di proteste. Mentre i vertici del Festival assicurano (ma intimamente non sperano...) che Grillo si comporti «da uomo di spettacolo» come ha auspicato il direttore di Raiuno Giancarlo Leone e «non interrompa lo spettacolo», da Roma molti politici (di area piddina) chiedono assicurazioni preventive e chiamano in causa il presidente della commissione di vigilanza Roberto Fico (di appartenenza grillina) perché «la manifestazione canora non diventi occasione di campagna elettorale». Insomma, uno spottone. Tanto che il direttore Leone non ci pensa neppure a «preparare piani A o B o C in vista dell'arrivo di Grillo» (però secondo voci Leone, incontrando il prefetto di Imperia, avrebbe parlato sia di normali procedure di sicurezza sia dell'incognita Grillo). Ben vengano lui e le polemiche.

Discorso che vale anche per Rufus Wainwright, il cantante canadese contro il quale si sono scatenate le associazioni cattoliche dopo aver scoperto che alcuni suoi brani come Gay Messiah sono anti religiosi. A dar man forte ai fedeli indignati sono arrivate le parole del consigliere di amministrazione Rai Antonio Verro: «non si comprende perché il palco del Festival debba offrire visibilità a un artista esclusivamente noto per i toni blasfemi delle sue canzoni».

Risposta dura del direttore di Raiuno: «Il consigliere Verro può stare tranquillo, come stiamo tranquilli noi. La differenza con la tv commerciale è proprio che noi abbiamo un artista come Rufus». Dunque buone polemiche a tutti. Il festival gode.

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