Ma purezza e povertà non sono una cosa sola

La nobiltà non dipende dalla nascita, dalle ricchezze o dalla rinuncia ad esse L'uomo più compiuto privilegia lo Spirito e la creazione di nuovi mondi

di D.H. Lawrence

Nel mondo tutto è in relazione con tutto il resto. E ogni cosa vivente è in relazione con ogni altra cosa vivente. Ma la creazione si muove per cicli, e per gradi. C'è il più alto e il più basso, nei cicli della creazione; il più e il meno grande, nei gradi della vita. Ogni cosa che raggiunge la purezza nel suo stesso ciclo di esistenza, è pura, ed è se stessa e, nella sua purezza, è al di là di ogni comparazione. Ma in relazione con altre cose, è anche più alta o più bassa, o di un grado maggiore o minore.

Dobbiamo ammettere che una margherita è più altamente sviluppata di una felce, anche se si trattasse di un albero di felce. La margherita appartiene a un ordine più alto di vita. È così, la margherita è più viva. La felce è più torpida. E un'ape è più viva di una margherita, è di un ordine più alto di vita. La margherita, pura per quanto concerne il suo essere, tuttavia, se comparata con l'ape, è limitata nel suo essere. E gli uccelli sono più in alto delle api, più vivi. E i mammiferi sono più in alto degli uccelli. E l'uomo è il più in alto, il più sviluppato, il più cosciente, il più vivo dei mammiferi: di tutti loro è il padrone. Ma anche all'interno delle specie c'è differenza. L'usignolo è più alto, più puro, e persino più vivo, più sottilmente, delicatamente vivo, rispetto al passero. E il pappagallo è più altamente sviluppato, o più vivo, del piccione.

Tra gli uomini, la differenza nell'essere è infinita. Ed è una differenza di gradi quanto di tipi. Un uomo è, in se stesso, di più - più vivo, più uomo - rispetto a un altro. Un uomo ha un essere più grande di un altro: una virilità più pura, una vitalità più intensa. La differenza è infinita. E, vedendo che gli inferiori sono ampiamente più numerosi dei superiori, quando Gesù venne, gli inferiori, che non sono affatto i miti che dovrebbero essere, decisero di ereditare la terra. Gesù, in un mondo di Farisei arroganti e di Romani egoisti, pensò che la purezza e la povertà fossero una sola cosa. Fu un errore fatale. La povertà troppo spesso è solo il risultato di una povertà naturale, povertà di coraggio, povertà di vitalità, povertà di virilità, vita povera, carattere povero. Ora, i poveri di vita sono i più impuri, i più facilmente degeneri. Ma i pochi uomini ricchi di vita e puri di cuore lessero la purezza nella povertà, e così nacque la Cristianità. «La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia» .

Sono parole di nobile virilità. Così accadde ciò che doveva accadere: gli uomini dal cuore puro lasciarono la corsa al denaro e al potere agli impuri. Tuttavia il grande fascino de «il regno dei cieli è dentro di voi» agì in modo possente sui cuori dei poveri, che erano ancora pieni di vita. I ricchi erano più attivi, ma meno vivi. I poveri volevano però, più di tutto, il regno dei cieli. Finché gli uomini puri non cominciarono a diffidare del regno dei cieli. «Ben poco regno dei cieli per un uomo affamato», dicevano. Questo fu un errore, e una caduta nell'impurità. Perché anche se muoio di fame, il regno dei cieli è dentro di me, e io sono in esso, se scelgo veramente. Ma una volta che gli uomini puri dissero questo «Ben poco regno dei cieli per un uomo affamato», l'anima cominciò a estinguersi negli uomini.

Nel vecchio credo, ogni uomo era uguale agli occhi di Dio. Nel nuovo credo, ognuno dovrebbe essere uguale agli occhi degli uomini. Ed essere uguale voleva dire avere uguali possedimenti. E i possedimenti erano stimati in termini di denaro. Così il denaro divenne l'assoluto. E l'uomo appare come uno che fa soldi e ne possiede. L'assoluto, Dio, il regno dei cieli stesso, divenne denaro; duro, duro contante. «Il regno dei cieli è dentro di voi» ora significa: «Il denaro è nelle vostre tasche» «Possa allora la tua pace esser come un fiume» ora significa: «Possano allora i tuoi investimenti portarti un ampio e sicuro guadagno».

C'è dunque ora una nuova (una nuova-vecchia) aristocrazia, completamente senza mistero e scientifica: l'aristocrazia del denaro. Hai guadagnato un milione in oro (perdio, il sistema aureo!) Allora sei un re. Hai cinquecentomila? Allora sei un signore.

«Nel mio paese, siamo tutti re e regine», come disse la signora americana , un po' stufa di una certa altezzosità britannica. Aveva abbastanza ragione, sono tutti potenziali re e regine. Ma finché non arrivano nel loro regno cinquecentomila dollari minimo possono esser giusto dei comuni plebei. Anche se, ciononostante, c'è un'aristocrazia naturale. L'aristocrazia per nascita è una fesseria, quando tutto ciò che la nobile nascita fa per voi sono un Kaiser Guglielmo e un Imperatore Francesco Giuseppe e uno Zar Nicola. Però l'insieme della vita è stabilito su di un'aristocrazia naturale. E l'aristocrazia per nascita è un po' più naturale dell'aristocrazia del denaro. (Oh, perdio, il sistema aureo!). Ma un milionario può fare a meno della nascita, mentre la nascita non può fare a meno dei dollari. Così, per via della legge del pragmatismo che su tutto prevale, il dollaro l'ha vinta.

In cosa consiste l'aristocrazia naturale? Non è soltanto cervello! La mente è uno strumento, e il sapiente, il professore, lo scienziato, è sempre stato considerato sin dai Tolomei, come una sorta di servo di rango. E giustamente. Anche il milionario ha cervello: così pure un moderno Presidente o Primo Ministro. Appartengono tutti alla classe dei servi di rango. Servono, infatti, le cose pubbliche. (...)

In cosa consiste l'aristocrazia naturale? Keiserling dice: «Non in ciò che un uomo sa fare, ma in ciò che è». Sfortunatamente, ciò che un uomo è, si misura con ciò che sa fare, anche in natura. Un usignolo, essendo un usignolo, sa cantare, cosa che un passero non sa fare. Se sei qualcosa fai qualcosa, ipso facto. La questione è: che tipo di cosa può fare un uomo? Può mettere più vita dentro di noi, e liberare in noi le fontane della nostra vitalità? O può soltanto aiutarci a sfamarci, e a darci soldi o svaghi? Il provvedere a cibo, denaro e svaghi appartiene propriamente alla classe dei servitori. Il provvedere alla vita appartiene all'aristocratico. Se un uomo, che lo faccia col pensiero o con l'azione, produce vita, è un aristocratico. (...) Perché l'umanità sta sempre esaurendo le sue umane possibilità, sta sempre degenerando nella ripetizione, nel torpore, nella noia, nell'assenza di vita. (...) Quando la noia domina, è segno che la vitalità umana sta svanendo, e l'umana connessione con l'universo si è spenta. (...) Quando l'uomo diventa spento e meschino, il suo sole è la poca cosa che il nostro sole è. Quando un uomo è grande e splendido, il sole della Cina e di Mitra splende su di lui e gli dà non radiosa energia in forma di calore e luce, ma vita, vita, vita! Il mondo è per noi quel che ne prendiamo. Il sole è per noi quel che ne prendiamo. E se siamo deboli, è perché debolmente prendiamo dal superbo sole. La grandezza dell'uomo dipende da quanto sia vasta e vitale la sua relazione con l'universo vivente. Gli uomini sono in relazione con gli uomini: donne incluse; e questo, ovviamente, è molto importante. Ma uno potrebbe pensare che ciò sia tutto. Uno potrebbe pensare, leggendo i libri moderni, che la vita di ogni impiegato di banca da due soldi sia più importante del sole, della luna, delle stelle; e leggendo le fini banalità dei critici, uno sarebbe portato a immaginare che ogni impudente dal triplice peto il quale alza la voce per approvare o censurare sarebbe il tre volte grande Ermes che proclama il suo giudizio dai misteri.

Questa è l'era democratica delle stupidaggini da due soldi, e siede in cinguettante giudizio su ogni grandezza. E questo è il risultato del fare, nella nostra propria concezione, dell'uomo la misura dell'universo. Non fatevi imbrogliare. L'universo, così vasto e profondo, misura l'uomo molto accuratamente, per il bastardo che guaisce con la sua coda tra le gambe, quale è. E il grande sole, e la luna, col suo sorriso, comincerà presto a far cadere il bastardo giù nella vasta discarica dell'oblio. Oh, l'universo ha un terribile buco nel mezzo, una prigione sotterranea per tutti voi, impertinenti bastardi.

L'uomo, ovviamente, essendo la misura dell'universo, viene misurato solo con l'uomo. Ha, ovviamente, una relazione vitale solo con la sua specie da due soldi. Da qui la sciocchezzuola da due soldi che è diventato. (...) La vita dell'uomo consiste in una relazione con tutte le cose: pietra, terra, alberi, fiori, acqua, insetti, pesci, uccelli, creature, sole, arcobaleno, bambini, donna, altri uomini. Ma la sua più grande e finale relazione è col sole, il sole dei soli: e con la notte, che è luna e buio e stelle. Nelle ultime grandi connessioni, l'uomo porta il suo corpo ammutolito verso il sole, e, lo stesso corpo, ma così differente, verso la luna e le stelle, e gli spazi tra le stelle. (...)

Tutti coloro i quali contribuiscono alla creazione, devono contribuire a questo: al raggiungimento di un ciclo più ampio, più intenso di vita. Questo è lo scopo del vivere. Chi si avvicina di più al sole è il leader, l'aristocratico degli aristocratici. O chi, come Dostoevskij, si avvicina di più alla luna del nostro non-essere. C'è, ovviamente, la potenza del mero conservativismo e della mera inerzia. I deserti resero il cactus spinoso. Ma il cactus è pur sempre una rosa delle rose. Mentre una sorta di codardìa diede gli aculei all'istrice. C'è una differenza tra la codardìa dell'inerzia, che ora governa le masse democratiche, e in particolare le masse capitaliste, e lo spirito conservatore combattente che salvò il cactus nel mezzo del deserto. La massa democratica, capitalista come proletaria, è un vasto, abulico, spettrale, avido istrice, che si trascina per inerzia. Anche i bolscevichi sono lo stesso istrice: nient'altro che avidità e inerzia. Il cactus ha una rosa per cui combattere. Ma la democrazia per cosa ha da combattere, contro tutti gli elementi viventi, a parte il denaro, il denaro, il denaro!

Il mondo è bloccato, squallido, dentro una forma compiuta, e si rizza in una miriade di spine, per proteggere il suo gigantesco corpo mentre si nutre, si nutre: masticando la corteccia del giovane albero della vita, e uccidendolo dall'alto verso il basso. Lasciando le sue spine nel naso dell'allegro cane, a infettare e infettare. L'istrice vero, a dispetto della leggenda, non può scagliare i suoi aculei. Ma l'umanità, l'istrice che supera l'istrice, può conficcare gli aculei sulla faccia del sole.

Bah! Ne ho abbastanza dello squallore dell'umanità democratica. È tempo di cominciare a riconoscere l'aristocrazia del sole. Gli uomini del sole, che siano cinesi o ottentotti o nordici, o indù o eschimesi, se toccano il sole nei cieli, sono signori della terra. E assieme formeranno l'aristocrazia del mondo.

E nell'era a venire governeranno il mondo; una confraternita del sole vivente, che spegnerà i tizzoni dell'internazionalismo finanziario e dell'internazionalismo industriale sul cuore della Terra.

(traduzione di Marco Settimini)

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