Quei "nerd" italiani che hanno il successo di una saga americana

Nelle sale il sequel di "Smetto quando voglio" sui ricercatori universitari a spasso...

Quei "nerd" italiani che hanno il successo di una saga americana

Smetto quando voglio, la commedia con i ricercatori universitari nerd che, per sbarcare il lunario, si mettono a spacciare droga, ha esordito nei cinema italiani esattamente tre anni fa conquistando pubblico (anche l'altra sera su Raitre in prima visione con quasi due milioni di spettatori) e critica. Complici attori perfetti - Edoardo Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti - chiamati a interpretare i loro ruoli - il neurobiologo, il chimico, l'economista, l'archeologo, l'antropologo e i latinisti - tra il grottesco, il cinico, il malinconico e il comico. Con ammiccamenti al cinema e sopratutto alle serie d'Oltreoceano, Smetto quando voglio è riuscito a rappresentare però un fenomeno tutto italiano, perché fortemente ancorato alle nostre problematiche degli eterni giovani che non trovano lavoro. E l'università italiana è proprio la Caporetto del sistema che non funziona in un paese per vecchi.

Dal momento poi che le statistiche continuano a macinare dati negativi - a novembre la disoccupazione giovanile era al 40 per cento - il tema è sempre attuale e forse anche per questo al regista e sceneggiatore del primo episodio, il trentacinquenne Sydney Sibilia, è venuto in mente di non fare solo un sequel ma due e - incredibile a dirsi in Italia - di girarli insieme per ottimizzare i costi. Ecco quindi che la saga di Smetto quando voglio prende corpo e sostanza e si traduce nel film che sarà in sala dopodomani, Smetto quando voglio - Masterclass, mentre Smetto quando voglio Ad Honorem vedrà la luce del grande schermo nel tardo autunno. «Il mio approccio artistico al progetto - spiega il regista - è stato di immedesimarmi in quello spettatore che da circa 15 anni non è rappresentato al cinema. Mi piacerebbe che un certo pubblico tornasse a vedere i film italiani e in questo senso bisogna applaudire a operazioni come Lo chiamavano Jeeg Robot e Perfetti sconosciuti».

Così, come ogni buona saga che si rispetti, ecco che in Smetto quando voglio - Masterclass vengono inseriti nuovi personaggi sia nella banda - gli attori Giampaolo Morelli e Marco Bonini - sia nella squadra della polizia, con l'arrivo dell'ispettore interpretato da Greta Scarano, unica presenza femminile oltre a Valeria Solarino (merito della nuova co-sceneggiatrice Francesca Manieri?). La cosa curiosa è che sembra che abbiano sempre fatto parte del film: «Mi servivano - racconta Sydney Sibilia - nuovi elementi della banda perché c'erano due film da riempire. Ho pensato allora a nuove competenze, a gente più pratica, e come in 007 o Batman c'è il personaggio che trova le armi di ogni tipo».

La storia del nuovo film è semplice: la banda viene rimessa in piedi su richiesta della polizia, perché loro sono gli unici che possono capire come è fatta una nuova droga che sta spopolando fra i giovani e risalire a chi l'ha realizzata. La banda criminale più colta di sempre si troverà ad affrontare molteplici imprevisti e nemici sempre più cattivi tra incidenti, inseguimenti, esplosioni, assalti e rocambolesche situazioni naturalmente «stupefacenti».

Ecco dunque il lato produttivo della faccenda, con Matteo Rovere che con Domenico Procacci ha messo su un'impresa unica nella storia del cinema italiano: «Il fatto di girare due film insieme, le riprese cosiddette back to back, ci ha permesso di ottimizzare tutta la produzione e di concentrarci economicamente sulle cose mirabolanti scritte in sceneggiatura», spiega Rovere, classe 1982, a cui le idee non mancano (è anche il regista del recente Veloce come il vento, uno dei pochissimi film italiani girati nelle corse automobilistiche).

Che poi in qualche modo sono presenti anche in Smetto quando voglio - Masterclass in cui c'è una divertente sequenza di assalto al treno, un inseguimento in un parco archeologico e un'auto che si cappotta in maniera spettacolare: «Per questa scena abbiamo costruito un rotatore che c'è solo nel Nord Europa mentre per la sequenza del treno, per girare 7 minuti, abbiamo impiegato due settimane con decine di tecnici e

stuntmen», spiega il produttore che dà appuntamento pure in edicola dove da ieri si può trovare il fumetto di Smetto quando voglio scritto da Roberto Recchioni, l'attuale curatore di Dylan Dog, e disegnato da Giacomo Bevilacqua.

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