Quando si dice il senso delle priorità. In Rai ci sono ascolti traballanti, sprechi colossali, pubblicità in calo, conti in rosso.
Paghiamo il canone per avere un servizio pubblico. In cambio otteniamo (anche) informazione lottizzata, tonnellate di repliche, cultura ridotta a un marchettificio. Non vale rispondere che ci sono i canali dedicati, che spesso trasmettono (e producono) programmi interessanti: nessuno ne conosce l'esistenza, essendo nascosti affinché non facciano ombra alle reti ammiraglie. La ragione d'essere di un simile carrozzone (che danneggia anche i tanti, ottimi professionisti di viale Mazzini) andrebbe seriamente ripensata.
Eppure, con tutti i guai che affliggono la Rai, il consigliere Gherardo Colombo, membro del cda proveniente dalla società civile ma in quota al Partito democratico, esorta l'emittente a organizzarsi al fine di realizzare programmi gay. «Spero - ha detto l'ex magistrato di Mani pulite nel corso di un'intervista rilasciata a Klaus Davi per il quotidiano on line Huffington Post - ci si attrezzi per affrontare questi temi anche in Rai, le cui difficoltà sull'argomento mi pare siano lo specchio di una situazione più generale riguardante il riconoscimento di una serie di diritti civili in Italia».
A dire il vero, visto il dominio incontrastato del politicamente corretto, la Rai non sembra affatto in difficoltà nel trattare l'argomento. Anzi. Mentre la retorica sui diritti civili, declinata in rigoroso sinistrese, è il refrain perfino di molti contenitori d'intrattenimento, a fatica si ricorda una trasmissione ove siano state rappresentate senza grottesche caricature le legittime opinioni di chi è sfavorevole al matrimonio omosessuale e all'inevitabilmente correlato «diritto» all'adozione.
Ma estendiamo pure questa lacuna ai temi legati alla bioetica, dall'aborto all'eutanasia. In questo la Rai è lo «specchio» della cultura dominante, secondo la quale chi esprime posizioni in difesa della vita è da considerarsi alla stregua di un troglodita. Inoltre si ritiene, sbagliando in pieno, che tali posizioni «retrograde» siano appannaggio esclusivo dei cattolici «non adulti». Invece anche molti liberali, magari neppure credenti, sono impegnati in battaglie pro life. Basterebbe guardarsi attorno ma costa troppa fatica. Meglio allinearsi, anche per evitare grane. Se si vuole, giustamente, discutere di diritti civili, prima sia data pari dignità a tutte le opinioni. Da un membro del cda ci si aspetta soprattutto che si
batta per quest'ultimo
«dettaglio» spesso trascurato. La Rai dunque si attrezzi innanzi tutto a essere davvero pluralista. Senza pregiudizi come quelli di Colombo che già accredita ai «tradizionalisti» una resistenza «particolarmente forte a dialogare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.