"Riparto dall'Arena per cambiare di nuovo (e aspetto Ozpetek...)"

Il cantante dopo il successo a Verona pensa ai nuovi brani: "Voglio meno elettronica"

"Riparto dall'Arena per cambiare di nuovo (e aspetto Ozpetek...)"

Dal nostro inviato a Verona

E anche questa è fatta. Nek, c'è da dire, sul palco difficilmente sbaglia e anche l'altra sera all'Arena di Verona ha confermato di essere uno dei pochi a resistere per ventotto brani senza risultare «calante» oppure stonato. Non è un dettaglio, specialmente nell'epoca dell'«autotune» e dei controlli digitali di ogni inflessione vocale. «Ci sono state 12.021 presenze» ha spiegato dopo il concerto Ferdinando Salzano di F&P chiarendo ciò che a vista d'occhio sembrava già chiaro a tutti: l'Arena di Verona era esaurita per celebrare (anche) i vent'anni di Laura non c'è, uno degli ultimi successi planetari lanciati dal Festival di Sanremo. «Ci sono artisti che cantano qui all'Arena dopo solo due anni di carriera, io ne ho impiegato 26 per arrivarci e prima ho dovuto cantare a Santo Domingo o in Argentina», dice lui in un piccolo camerino dell'Arena dopo il concerto. Magrissimo. E carico di vita. «Sto vivendo una seconda giovinezza» conferma manco ce ne fosse bisogno. Ai Wind Music Awards riceverà il premio come cantante più trasmesso in radio (oltre centomila passaggi per le classifiche EarOne), una laurea per un autore che oggi riesce a radunare sotto il palco due generazioni di pubblico.

Chi l'avrebbe detto trent'anni fa, caro Nek, quando veniva all'Arena solo da spettatore.

«Infatti ho voluto che venisse a trovarmi qui l'amico che allora mi predisse questo risultato. E quando mi ha visto sul palco si è commosso».

All'inizio era soprattutto l'idolo delle ragazzine.

«E i maschi mi sputavano in faccia, erano gelosi del fatto che piacessi alle amiche o fidanzate. Ma poi con calma sono riuscito a conquistare anche loro».

Ma è rimasto uno dei pochi artisti di successo a non tradire il luogo di nascita.

«E non è qualcosa di costruito o voluto: io amo davvero Sassuolo e la sua provincia. Sono un uomo semplice, uno che sta bene se la propria famiglia sta bene. E poi...».

E poi?

«Sono uno di quei ragazzi che, per poter fare bene il proprio lavoro, ogni tanto ha bisogno di uscire con gli amici a bersi un bicchiere di Lambrusco. Non è una posa e non so spiegare perché io continui a essere così: semplicemente accade e sono contento che accada».

Ha iniziato come bassista, poi è diventato una popstar e ha avuto alti e bassi. E ora?

«Ora dal vivo la mia anima rock salta fuori più evidente».

Però il suo disco Unici ha molta elettronica.

«Una tappa del mio percorso. Ma, dalle nuovi canzoni che sto componendo, mi accorgo che sto cambiando di nuovo. Non so come sarà il mio prossimo disco, ma proverò a essere diverso. Anche se, come sempre, non si sa mai come reagirà il pubblico. Questa è la vera incognita».

All'Arena ha reagito sorridendo al suo sketch improvvisato.

«Intende quando sono apparso sul palco in versione rapper con tanto di accappatoio giallo e il nome di The King?».

No, alla sua scenetta con J-Ax.

«Abbiamo fatto una sorta di richiesta di matrimonio sulla falsariga di quella che Fedez ha fatto proprio qui all'Arena a Chiara Ferragni».

Fedez ha subito scherzato via social: «Voliamo alto».

«L'idea è venuta poche ore prima del concerto a mia moglie. Ci è piaciuta e l'abbiamo messa in pratica. Oltretutto Ax era già nella scaletta del concerto per cantare con me il nuovo singolo Freud proprio come nel disco Unici. Niente di polemico, anzi».

Prima della canzone Nella stanza 26 lei se l'è presa con l'enfasi che si dà alla cronaca nera o agli scandali.

«Sì, sembra proprio che le notizie positive, e ce ne sono!, non facciano parte del pacchetto da offrire ai lettori o agli ascoltatori. Io credo nella vita, che per me è sacra. E mi dispiace che, a furia di assorbire tutte questa negatività, mia figlia Beatrice ne possa essere condizionata».

Ci vuole positività, specialmente in fasi storiche come questa.

«E ci vogliono sogni. Io ne ho realizzato uno, quello di cantare all'Arena di Verona».

Ne ha un altro?

«Mi piacerebbe comporre una colonna sonora.

Non ho aspettative particolari, partirei anche dal basso, da un film di un regista sconosciuto. Anche se il mio sogno sarebbe Ferzan Ozpetek. Comporre una colonna sonora per lui sarebbe davvero un'altra tappa decisiva nella mia storia».

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