Cultura e Spettacoli

Il ritorno degli Abba: "Rieccoci dopo 40 anni per viaggiare nel futuro"

Una delle band di maggior successo della storia si ritrova per un disco e uno "show spettacolare"

Il ritorno degli Abba: "Rieccoci dopo 40 anni per viaggiare nel futuro"

In fondo basta la parola: Abba vuol dire musica pop. Rappresenta un'epoca, non soltanto melodie appiccicose che sono diventate globali anche se la critica le criticava. Oltretutto loro, questi quattro svedesi piuttosto anonimi, con la politica e l'«impegno» non c'entravano proprio nulla. Si sono sciolti nel 1982, chiudendo simbolicamente gli anni Settanta, e ripartono oggi che forse sta per iniziare un'altra era, quella post pandemia. Perciò fa uno strano effetto sapere che uscirà un nuovo album (Voyage, il 5 novembre) seguito da un concerto a Londra il 27 maggio del 2022. Ci saranno ma non ci saranno. I quattro Abba, ossia Agnetha, Björn, Benny e Anni-Frid, si esibiranno in forma digitale con una band di dieci elementi. In sostanza saranno ologrammi in un'arena costruita al Queen Elizabeth Olympic Park di Londra. Qualcosa che «non è facile da spiegare perché non è mai stato fatto prima», spiegano loro, che hanno pubblicato la foto che vedete qui, insieme dopo tanti anni con un look in linea con la loro tradizione ma, diciamo, piuttosto inatteso.

E per rendere l'idea della nuova fase ieri hanno fatto ascoltare in contemporanea mondiale due brani nuovi, attesi da decenni. Il primo si intitola I still have faith in you, è una ballata, una sorta di «toc toc, rieccoci qui». Niente di esaltante non fosse che è esaltante entrare o rientrare di nuovo in questo mondo di melodie «catchy», ossia accattivanti e mai troppo ostiche, ma capaci di intercettare i gusti di tutto il pianeta.

Nella loro storia hanno venduto quattrocento milioni di dischi e solo Elvis Presley, Beatles, Madonna e Michael Jackson hanno fatto meglio. Brani come Fernando, Mamma mia o Dancing Queen sono ancora trasmessi dalle radio, ascoltati in streaming e strausati nei programmi tv. Sono testimoni del tempo. In pochi anni, questi svedesi né viziosi né virtuosi, non particolarmente affascinanti o visionari hanno creato un «brand» che poi è diventato un termine di paragone anche in negativo. «Non siamo mica gli Abba» era uno slogan piuttosto comune negli anni Settanta tra rockettari e punk, quasi a sottolineare una incontestabile differenza di stile e di modo di intendere la vita. Però tanti gruppi degli anni Settanta non se li ricorda più nessuno. Gli Abba li ricordano tutti. «L'album sta arrivando» confermavano ieri sera Benny e Bjorn a Londra in uno studio panoramico con vista proprio su quella East London nella quale torneranno a esibirsi insieme dopo decenni (anche se come «ologrammi»). «Come saranno le nuove canzoni? Una miscela delle nostre caratteristiche, c'è pure una canzone di Natale. Abbiamo fatto il meglio che abbiamo potuto, alla nostra età». Che effetto.

«Dopo quarant'anni siamo ancora in giro, ovvio che siamo molto felici», hanno confermato mentre sulla chat di YouTube, che trasmetteva l'evento, i messaggi erano un fiume in piena, uno tsunami di consenso, euforia e, diciamolo, pure incredulità. Per dirla tutta, pure il web, ritenuto a torto quasi refrattario al «passato», ha reagito con una euforia difficile da prevedere per la reunion di superstar ultrasettantenni che arrivano dalla musica fatta di vinile e 45 giri, non di streaming e post. Da qualche anno si parla di una reunion degli Abba e qualcuno aveva persino ipotizzato una offerta da un miliardo di dollari per cento concerti. Roba stellare. Ma niente.

Ora però il sipario si alza davvero. «Non siamo in gara con Drake e con quel mondo, non lo capisco neanche», dice Benny Andersson che dimostra tutti i suoi 75 anni ma ha lo spirito che conserva giovani per sempre: la voglia di migliorare. «Qual è il lato migliore di essere parte degli Abba? Aver finito di preoccuparsi dei soldi», ha riassunto sorridendo e nessuno avrebbe potuto pensare il contrario. E forse il secondo brano che hanno fatto ascoltare ieri aumenterà ancora gli incassi: Don't shut me down riporta a Dancing Queen e non bisogna aggiungere altro. Gli Abba sono una saga e questo è il sequel.

Di successo, si sa già.

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