Cultura e Spettacoli

Il ritratto (scritto) della generazione «Bim bum bam»

C'era una volta un programma dai colori luminosi, al cui interno si muovevano un peluche, di nome Uan, dispensatore di battute taglienti e più conduttori che provavano, dovendosi sovente arrendere, a mettere un freno al suo irrefrenabile sarcasmo. Il programma contemplava l'attesissimo angolo della posta e le non meno attese parodie di eroi dell'immaginario quali Batman e Frankenstein, oltreché le caricature di trasmissioni allora in voga e lo sfottimento delle leziosità pubblicitarie, prese di mira con la finta réclame della «Caciotta Fetecchia». Tra un intermezzo e l'altro, protagonisti erano i cartoni animati, dalle trame spesso esili come il tempo che fugge ma le cui sigle, molto orecchiabili, sfidano l'usura dei decenni. Tutti gli elementi sopraddetti diedero vita a Bim bum bam, il contenitore della tv dei ragazzi che ha saputo imporsi, più d'ogni altro, nel ricordo.

Non v'è dubbio che Bim bum bam, di cui ricorre il quarantennale, fosse altamente pedagogico, capace di coniugare intrattenimento e riflessione. Poteva sfuggire a tanti questo compleanno ma non a Massimiliano Beneggi, conoscitore quant'altri mai della materia e «uanino» della prim'ora, come lo stesso Uan ebbe a definire i suoi supporters. Beneggi ha pubblicato un libro, Bim bum bam Generation (Ed. D'Idee), che sviscera l'argomento in maniera appassionata.

Quaranta le candeline del contenitore pomeridiano e quaranta i cartoni animati, trasmessi al proprio interno, che il volume prende in esame. Li accomunava l'intento dei responsabili di rete, di non mettere in onda trame che potessero scompigliare la sensibilità dei piccini. Se gli anime originali prevedevano, metti caso, una scena di nudo o l'accenno a un suicidio, l'edizione italiana veniva ricucita al fine di eliminare riferimenti «scabrosi».

Si potrebbe al riguardo usare il termine censura, ma l'unica verità da tramandare è che i bambini amavano alla follia quelle storie, sia che fossero stile telenovela (Candy Candy) sia che raccontassero di eroi temerari (Tartarughe Ninja), apprezzando egualmente le ricostruzioni storiche (Lady Oscar), le narrazioni condite di ambientalismo (Puffi), le vicende di sport (Holly e Benji) e la pura comicità (Pollon).

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