«Roméo et Juliette» danza correttamente sull'attualità Trionfo per Conlon

«Roméo et Juliette» danza correttamente sull'attualità Trionfo per Conlon

Onirico, fluido, impalpabile e sostanzialmente astratto approda alla Scala Roméo et Juliette. Il titolo della coreografa tedesca Sasha Waltz che ha debuttato alla Bastille di Parigi nel 2007. Nulla a che vedere con i Romeo e Giulietta cui siamo abituati. Al punto che più che di balletto narrativo pare lecito parlare di visualizzazione dell'omonima sinfonia drammatica di Berlioz che viene eseguita dal vivo con tanto di ottimo James Conlon sul podio. Berlioz ama Shakespeare ma a sua volta ne estrapola la vicenda degli innamorati veronesi doppiando il solo personaggio portante di Frate Lorenzo con un basso (Nicolas Cavallier). Mentre soprano e tenore (Ekaterina Semenchuk e Leonardo Cortellazzi) non hanno ruoli specifici. La Waltz, matrice post-espressionista, segue la partitura consegnando corpo e espressività a note che possono solo suggerirle. Niente Verona, chiese, cripte, balconi. Bastano due enormi pannelli bianchi (Schriever-Schenk-Waltz), due come i clan rivali di Capuleti e Montecchi (bianco e nero), che si spostano e interferiscono a seconda delle circostanze: piatti, sbiechi, inclinati, perpendicolari.
Sasha racconta una storia di rivalità che potrebbe anche essere la vicenda israelo-palestinese (molto politicamente corretta), con conseguente identificazione pedane bianche-striscia di Gaza. I danzatori senza tempo vestono tuniche senza età, il Coro copricapi arcaici o avveniristici. Il lessico, su base classica, utilizza soprattutto busto e braccia e ha sviluppo orizzontale e spaziale.
Niente scatti, nessuna aggressività. Piuttosto malinconia, incomunicabilità. Momenti clou della coreografia sono il bellissimo pas de deux degli innamorati (Aurélie Dupont e Hervé Moreau) e lo struggente assolo a cappella di Romeo che cerca di conquistare la sommità del muro che lo separa da Giulitta. Suggestivo il corteo funebre di lei portata a spalla e sballottata senza pace come una bambola di pezza. La lunga coda (che blocca un po' la danza) è riservata a Frate Lorenzo nella duplice veste di danzatore (Mick Zeni) e basso, e al Coro.

Si parla di convivenza, torna alla mente Petrarca: «io vo gridando pace». Uno spettacolo incantato, un sogno dove ciascuno s'è ripetuto la fiaba o il rovello che più gli stava a cuore. Applausi, qualche dissenso per la Waltz, osanna per Conlon.

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