Per il ruolo di direttore alla Scala, Chailly è il terzo incomodo

Chi si aggiudicherà la più alta carica musicale italiana? Quella di direttore d'orchestra del Teatro alla Scala di Milano? I giochi sono aperti. E in modo particolare dal 4 giugno: giorno in cui è stato nominato il nuovo sovrintendente, Alexander Pereira, l'uomo che il primo ottobre 2014 subentrerà a Stéphane Lissner. È vero, la Scala non è orfana, regna pur sempre il direttore Daniel Barenboim, ma i due ruoli (quello del sovrintendente e del direttore musicale) corrono in abbinata: cambia l'uno, cambia anche quell'altro. La scelta ultima spetta al capitano d'azienda, dunque a Pereira. Che però non può non tenere conto dei 107 musicisti scaligeri, 107 teste pensanti e che nel proprio settore occupano un ruolo di primo piano: fregiarsi del marchio «scaligero» è un privilegio, cosa a loro ben chiara. Consapevolezza che contribuisce a farne un'orchestra non propriamente docile. I nomi che circolano, o che perlomeno i media divulgano, sono due, quello dei milanesi Riccardo Chailly e Daniele Gatti. Le due candidature sono state rafforzate dalle recenti dichiarazioni di Pereira secondo cui il futuro direttore scaligero sarà italiano. Tuttavia informali primarie in orchestra svelano sorprese. Solo due professori si sono espressi a favore di Gatti, si sale a 20 con Chailly. E - udite udite - ben 37 musicisti sono pro-Fabio Luisi, direttore a Zurigo e chiamato al Met di New York, dati i problemi di salute di James Levine che però in maggio ha ripreso l'attività.

Luisi piace al 30% degli scaligeri, ma abbiamo dubbi che altrettanto valga per Pereira che dopo anni di collaborazione con Gatti con buone probabilità propende per lui. Pereira, decisionista per natura, professione e provenienza (è austriaco), scioglierà le riserve entro Natale.

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