Cultura e Spettacoli

La saga "The Hunger Games" è servita ed è già un fenomeno

Adolescenti in coda per la pellicola fantasy sullo show tv del futuro in cui i ragazzi si sfidano a morte per guadagnare cibo e audience

La saga "The Hunger Games" è servita ed è già un fenomeno

«Sold out». Il dispiacere di decine di migliaia di teenager americani giovedì notte si è ampliato in una eco di proteste che, nel tam tam di text messages e di Facebook, ha percorso come un fulmine i 52 Stati americani. Il cartello del tutto esaurito era apparso infatti già dopo le 8 di sera sui tabelloni delle 4137 sale che ospitavano lo spettacolo di mezzanotte, prima proiezione del nuovo film The Hunger Games. Gli incassi erano già bollenti e chi non si era messo in fila da ore non aveva scampo; un po’ come i protagonisti del fantasy ambientato in un futuro molto vicino a noi, in cui un reality televisivo invita i teenager a farsi la guerra fino alla morte.
E se nel film l’eroina sedicenne (Katniss Everdeen) viene inseguita dalle telecamere che riprendono le sue gesta e le ripropongono nello stato di Panem, sorto sulle rovine degli ex Stati Uniti d’America, giovedì sera le telecamere delle televisioni hanno invece seguito le orde di ragazzini che si erano raccolti, biglietto alla mano, per riempirsi gli occhi di una violenza futuristica ma possibile. Moltissime ragazze indossavano lo stesso abito rosso fuoco della protagonista del film, mentre i ragazzi, intruppati come piccoli soldati fasciati dalle t-shirt nere del film, hamburger in mano, cercavano su Internet ai prezzi più bassi archi e frecce - le armi culto usate nel film - subito diventati gli articoli più richiesti sui siti sportivi. E tutti ascoltavano la colonna sonora del film, l’album Song from District 12 di Taylor Swift.
The Hunger Games e i maghi della Liongate hanno trascinato milioni di americani al cinema ideando la più grande campagna di social media della storia: un martellante susseguirsi di notizie pilotate e spot pubblicitari su Facebook e Twitter, che per sei mesi sono rimbalzate ovunque. Unica regola: mai mostrare immagini del reality o fare riferimenti a bambini che vi muoiono. Perché sullo schermo, in effetti, ne vengono uccisi una ventina, e le sale si riempiono anche di bambini piccoli, accompagnati da genitori ben consapevoli del contenuto della pellicola...
Il film in queste ore sta stracciando un record dopo l’altro. Quando le sale chiuderanno (questa sera per chi legge), tra valanghe di popcorn e cartacce, i botteghini avranno incassato circa 135 milioni di dollari. Una cifra fenomenale (potrebbe essere seconda soltanto all’ultimo Harry Potter) che ha origine dal romanzo di Susanne Collins da cui è tratto il film. Una storia ambientata in un futuro prossimo che descrive una comunità dotata di ogni comfort dominante sul resto del Nord America, diviso in distretti di gente affamata e violenta.
In un’America in cui terrorismo, crisi economica e rigurgiti di razzismo bussano alle porte di tutti, il film del regista Gary Ross sul reality (che prevede che ogni distretto mandi un ragazzo e una ragazza, tra i 12 e i 18 anni, a combattere nell’Arena per garantire ai propri cari la fornitura di cibo annuale) esalta milioni di ragazzini che possono identificarsi nello spirito dei gladiatori in rivolta contro il nuovo disumano sistema.
Ed è proprio questo desiderio di ribellione che sta sempre più attirando le attenzioni dei trend setter statunitensi. Lo stilista Calvin Klein, in occasione di un’anteprima privata, ha creato abiti su misura per i divi del film, un misto di vecchie star e di giovani ancora quasi sconosciuti: Jennifer Lawrence (pronta al successo planetario), Liam Hemsworth, Josh Hutcherson, Stanley Tucci, Jack Quaid, Dayo Okeniyi, Leven Rambin e Amandla Stenberg. «Mentre giravamo il film nei boschi del North Carolina - ha raccontato Hemsworth, diventato famoso nel 2010 per un flirt con la mega star del rock Miley Cyrus - pensavamo che si trattasse di una specie di piccolo film indipendente. Fuori dal mio camerino c’erano orsi e volpi, e io mi chiedevo come avremmo potuto avere successo...». Ma a differenza dei gladiatori, destinati a vivere nel Villaggio dei Vincitori, il luogo in cui i pochi sopravvissuti di ogni gara hanno l’onore di vivere assieme alle loro famiglie, gli attori di The Hunger Games si preparano ora a portare il film in giro per il mondo.

E a diventare personaggi di culto.

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