Se sono quarant'anni che cantiamo "Ti amo ti..."

Nel 1977 Umberto Tozzi pubblicava il 45 giri da milioni di copie vendute. Che oggi rinasce

Se sono quarant'anni che cantiamo "Ti amo ti..."

Mica solo i Decibel. Sono anche i quarant'anni di uno dei tormentoni più duraturi del pop italiano, qualcosa che, insieme a pochi altri, fa scattare immediatamente la voglia di cantare il ritornello. Ti amo di Umberto Tozzi è rimasto al primo posto della classifica dal 23 luglio al 22 ottobre 1977, ha colorato per sempre quell'estate ed è diventato una delle istantanee più durature di un'epoca nella quale il terrorismo e la cronaca nera spingevano la musica ai margini. Invece accadde che arrivò questo torinese ispido, non certo votato alle pubbliche relazioni ma assai curioso di musica che tre anni prima aveva vinto Canzonissima come autore (insieme a Damiano Dattoli aveva scritto le musiche di Un corpo un'anima per Wess e Dori Ghezzi) ed era, insomma, uno che voleva mettersi in luce senza mettersi in mostra. Ossia trovando il brano giusto. Ci riuscì per la prima volta proprio con Ti amo, un 45 giri con risultati di vendita che oggi farebbero gridare al miracolo: otto, dicesi otto, milioni di copie in tutto il mondo, oltre un milione soltanto in Francia. Per la critica musicale di quei tempi, votata, quasi per codice deontologico, a disprezzare il pop più popolare, si trattava soltanto del fuoco di paglia di un venticinquenne ambizioso che sarebbe tornato presto nell'ombra.

E invece.

L'anno dopo Umberto Tozzi pubblica l'album Tu, che funziona benissimo. E poi, nel 1979, esce Gloria, un successo mostruoso in gran parte del mondo con la colossale cifra di 29 milioni di copie vendute in cinque anni. Da allora Umberto Tozzi è entrato di diritto nella storia della nostra musica leggera e quindi oggi i quarant'anni di Ti amo non servono solo a lanciare una nuova versione del brano (incisa con Anastacia e da oggi in rotazione in radio) e supportare l'imminente disco 40 anni che Ti amo con tanto di tour nei club italiani a partire dal Dal Verme di Milano. Sono anche l'occasione di guardarsi alle spalle e riflettere su quanto questa canzone immediata e irresistibile (e guai a chi dice no) abbia segnato un'epoca.

E anche, volendo, su quanto immeritatamente per decenni sia stata catalogata come futile canzonetta al confronto di tanti brani «impegnati» che allora sembravano capolavori imprenscindibili ma oggi nessuno se li ricorda più.

PG

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