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Servile, frustrato, fallito Esorcizza le nostre paure

Una "maschera" ormai di uso comune perché è un'icona. Dell'italiano medio

Servile, frustrato, fallito Esorcizza le nostre paure

Siate umani e cercate di capire perché Fantozzi piace agli uomini: è tutto ciò che non vorrebbero essere. È un siero antisfiga per esorcizzare il simbolico nuvolone da impiegati che «sta in agguato anche quattordici mesi ma quando vede che il proprio uomo è in ferie o in vacanza gli piomba sulla testa» (tragica partita scapoli ammogliati). Un antidoto a quando ti dicono «il suo è culo, la mia è classe» (partita di biliardo con il «feroce cavalier Catellani»). La catarsi preventiva per non vivere sempre con «mani due spugne, salivazione azzerata, manie di persecuzione, miraggi» (primo appuntamento con la signorina Silvani). E una speranza, che, come tutte le speranze, si realizza solo alla fine.

Fantozzi non piace alle donne perché è tutto ciò che non vorrebbero affianco. Piace agli uomini perché sintetizza tutte le umiliazioni che hanno paura di vivere: «E la smetta di toccarmi il culo!» (casino di Montecarlo con il megadirettore clamoroso Duca conte PierCarlo ing. Semenzara).

Insomma è la maschera perfetta quindi trasversale, amata e odiata ma comunque rappresentativa e non è un caso se, servilmente, ne parliamo ancora a quarant'anni esatti dall'uscita del primo Fantozzi . Un capolavoro esistenziale, più che altro, che poi con i successivi Subisce ancora e Contro tutti sublimò il lato oscuro dell'italiano medio, quello mostruosamente temuto da quando la frattura tra uomo ideale e uomo reale iniziò a essere esaltata da cinema, tv, giornali. Tutti siamo stati almeno una volta Fantozzi ma nessuno vorrebbe esserlo neanche una volta. E, come sempre accade quando le maschere diventano globali, ci deve essere aderenza tra personaggio e attore e corrispondenza di amorosi (dis)sensi tra personaggio e pubblico: difatti Paolo Villaggio era perfetto, «di mezz'eta, piccolotto, grasso» come dice Calboni prima di andare al night l' Ippopotamo .

E poi deve essere la valvola di sfogo ottativo, la speranza che un giorno tutti, forse chissà, riusciremo a dire che «la Corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca» perché l'attesa di quei «92 minuti di applausi» ha l'inestimabile pregio di farci sentire ogni giorno meno Fantozzi.

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