Cultura e Spettacoli

«Siamo senza materia prima per fare satira come si deve»

Giovanni Terzi

Incontro Giorgio Forattini assediato da una moltitudine di amici durante la presentazione del suo ultimo libro, Abbecedario della politica, edizioni Clichy, una raffinata casa editrice di cui la moglie, Ilaria Cerrina Feroni, è una delle azioniste. Per ogni autografo Forattini si sofferma regalando una vignetta: c'è aria di festa alla presentazione di Milano, dove un centinaio di persone aspetta diligentemente per vedersi autografare l'ultima fatica del maestro della satira italiana.

Come è nata l'idea di un nuovo libro?

«È nata da più persone. Prima di tutto da mia moglie Ilaria che, dopo una pausa forzata dal lavoro causata da problemi di salute ora superati, mi ha spronato a rimettermi in gioco, chiedendo alla mia storica casa editrice, la Mondadori, una deroga a pubblicare con Clichy. E poi da Michela, la mia assistente, che diligentemente recuperava dal cestino ogni cosa buttassi».

In che senso?

«È il dietro le quinte del mio lavoro. Contiene tutto quello che sta all'origine del mio processo creativo, come i bozzetti o le prove colore. Fino ad oggi i miei libri rappresentavano il prodotto finale, mentre in Abbecedario c'è la genesi del mio lavoro caricaturale».

Come è messa la satira ai giorni nostri?

«Male, è lo specchio del nostro paese. Non esistono personaggi del mondo politico degni di divenire una caricatura del calibro di Amato- Topolino o Veltoni-Bruco. La satira oggi è in decadenza, come del resto l'Italia».

Addirittura?

«I personaggi di oggi sono opachi e senza personalità. Provi a immaginare una caricatura del premier Gentiloni: impossibile. O dell'onorevole Boschi: complicata. L'ultimo politico con un minimo di carattere è stato Renzi, che infatti ho rappresentato come un Pinocchio».

La sua è una carriera lunga ed importante: c'è stata qualche vignetta che l'ha rappresentata in modo particolare?

«Sì, quella del 12 maggio 1972, quando per il referendum sul divorzio disegnai Fanfani come in tappo di spumante sparato dalla bottiglia».

Come mai?

«Era un mio entusiasmo, volevo divorziare perché mi ero sposato troppo giovane e così feci quella vignetta».

E Fanfani ?

«Ci rimase male, come ogni politico.

Ma questo è il compito della satira».

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