Silvio-Pier Luigi Il «faccia a faccia» si fa al cinema

"S.B. io lo conoscevo bene" e "Viva la libertà" usciranno fra pochi giorni. E se nel confronto tra i due film vincesse l'astensione degli spettatori?

Silvio-Pier Luigi Il «faccia a faccia» si fa al cinema

Le elezioni si avvicinano e i distributori tirano fuori dal magazzino le «pizze» adatte, assicurando tutti che l'uscita di film politici in questo periodo sia del tutto casuale. La novità, comunque, è questa: Silvio Berlusconi non è più l'unico bersaglio.

Il 5 febbraio esce S.B. io lo conoscevo bene, il documentario di Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella. Già presentata all'ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, la pellicola ripercorre, con una serie di interviste e immagini di repertorio, la carriera di Silvio Berlusconi, dalle navi da crociera alle ultime vicende politiche. Parlano, tra gli altri, Vittorio Dotti, Paolo Pillitteri, Gabriella Carlucci, Giuliano Ferrara, Tiziana Parenti, Paolo Guzzanti, Alessandro Meluzzi. I toni di questo documentario sono completamente diversi da quelli scalmanati degli anti-Cav di professione. Niente a che vedere con i Caimani e le Sabine Guzzanti. Alla fine però ne esce la solita storia del geniale imprenditore che entra in politica e conclude in modo inglorioso la propria avventura. Sennonché l'avventura non è conclusa e intervistare quasi esclusivamente detrattori o innamorati delusi del Cav trasmette l'impressione di un prodotto serio ma partigiano e soprattutto già datato.

In questa tornata elettorale, un po' a sorpresa, ce n'è anche per Pier Luigi Bersani e compagni. Il 14 febbraio, dieci giorni prima delle elezioni, esce Viva la libertà di Roberto Andò con Toni Servillo. Tratto da un eccellente romanzo dello stesso Andò (Il trono vuoto, Bompiani), il film picchia duro sulla crisi d'identità dei post comunisti. Il segretario del maggior partito della sinistra, stanco e depresso, sparisce nel nulla. È una fuga dalle responsabilità. Al suo posto, per evitare almeno momentaneamente la dissoluzione del partito in una miriade di correnti, viene reclutato il fratello gemello, un filosofo geniale ma afflitto da depressione bipolare. Miracolo. Il falso segretario è migliore di quello vero perché, gettando a mare le logiche della politica, dichiara i propri veri obiettivi, scarica gli alleati infedeli e galvanizza gli elettori con parole assai poco montiane. Nel romanzo, ad esempio, infiamma i comizi affermando che «la barbarie di oggi è fondata su calcolo e profitto. È tecnico-economica». Da qui a essere una sorta di Caimano sulla sinistra, ce ne passa.

A scanso di equivoci, Viva la libertà è una critica alla sinistra proveniente da sinistra, in qualche modo accostabile alla sparata di Nanni Moretti in versione girotondina: «Con questi leader non vinceremo mai». Comunque, capi e capetti del partito ne escono con le ossa rotte: sospettosi, invidiosi, incapaci di formulare veri progetti ma pronti a esercitare il potere di veto. Nella figura del segretario disilluso qualcuno ha visto Bersani, altri Veltroni. Probabilmente hanno ragione tutti quanti. Andò non mette in scena un big in particolare, ma una figura che riassume i limiti della leadership del Pd.

Nell'attesa, domani si presenta a Roma, alla Casa del cinema, il documentario di Daniele Segre Luciana Castellina, comunista. Comunista con una bella casa all'Argentario in cui sono ambientate molte scene di questo ritratto d'autore, che ripercorre la vita della Castellina, dalla militanza nel Pci all'esperienza del Manifesto e oltre. Un'operazione speculare alle memorie autobiografiche della Castellina affidate a La scoperta del mondo (Nottetempo) e recentemente candidate al Premio Strega, che a dire il vero fa molto establishment.

Il documentario, in realtà, è del 2012 e si è già visto in alcune occasioni, ma la serata capitolina godrà della presenza di Segre, Castellina ed Ettore Scola.

Insomma, l'arco costituzionale, da destra a sinistra, è ben rappresentato nelle sale. Adesso tocca al pubblico votare, comprando il biglietto al botteghino. C'è da scommettere sulla vittoria dell'astensionismo.

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