Coronavirus

Slitta Torino (e non sarà più come prima)

«In fondo, scegliendo il titolo dell'edizione 2020, Altre forme di vita, siamo stati profetici. Quando il Salone si farà - e non sappiamo ancora quando - con filosofi, scienziati e scrittori parleremo proprio di questo: come sopravvivere alle grandi sfide della contemporaneità»

Slitta Torino (e non sarà più come prima)

«In fondo, scegliendo il titolo dell'edizione 2020, Altre forme di vita, siamo stati profetici. Quando il Salone si farà - e non sappiamo ancora quando - con filosofi, scienziati e scrittori parleremo proprio di questo: come sopravvivere alle grandi sfide della contemporaneità». E fino a qui l'approccio ottimistico di Nicola Lagioia, direttore del Salone del libro di Torino, che con il suo inguaribile entusiasmo al Giornale confessa: «Del resto, da quattro anni al Lingotto ormai siamo abituati all'emergenza, o per un motivo o per l'altro: la gestione della crisi è la nostra normalità».

Poi, certo, rimangono tutta la preoccupazione e l'incertezza del caso. Ieri il Salone - dopo aver monitorato a lungo la situazione, visto i decreti governativi e sentito gli editori (quella di Torino è una fiera, non un festival...) - ha confermato ufficialmente ciò che su queste pagine avevamo ipotizzato un paio di settimane fa: l'edizione 2020 non si aprirà nelle date previste (dal 14 al 18 maggio) ma è rimandata a «una data che comunicheremo prima possibile».

Metà settembre? Ottobre? «Appena sarà possibile, cioè quando la sicurezza sarà garantita per tutti», spiega Lagioia: «E qualsiasi sarà la data, sarà comunque il Salone del dopo: psicologicamente e simbolicamente Torino ridarà il via e ridarà vita a tutto il settore del libro...».

E se sul «quando» si fanno delle ipotesi (bisogna stare attenti alle disponibilità del Lingotto: dall'8 al 12 ottobre è già occupato dal Salone del Gusto ad esempio; e non ci si deve sovrapporre alla Fiera del Libro di Francoforte fissata dal 14 al 18 ottobre, e poi occorre stare attenti al calendario scolastico per non perdere il pubblico degli studenti...), sul «come» c'è già una certezza. Perché se è vero che nel giro di una estate non si può cambiare completamente la formula del Salone, è innegabile che - anche nel mondo del libro, dei lettori e sopratutto, a proposito di scolaresche, della didattica e delle nuove tecnologie declinate nel campo della trasmissione del sapere - niente potrà più essere come prima.

Poi, certo, rivedersi tutti di persona, e sentire parlare qualcuno dal vivo, innegabilmente sarà qualcosa di bellissimo.

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