"Sono diventato una popstar quando ho svelato me stesso"

Tiziano Ferro festeggia dieci anni di carriera e ieri sera è partito da Torino per il tour che lo consacrerà re della stagione

"Sono diventato una popstar  quando ho svelato me stesso"

nostro inviato a Torino

Certo, guardandolo qui sul palco del Palaolimpico mentre fa le ultime prove, sembra un ragazzino alle prime armi. Ma poco prima di debuttare con il tour che lo consacra come re pop della stagione, Tiziano Ferro aveva la consapevolezza della popstar navigata. «Festeggio dieci anni di carriera», spiega lui tirato dall’emozione. «E qui mica ci sono grandi trovate circensi», sottolinea perfido. Come a dire: di kolossal c’è solo la musica, non gli effetti speciali. Ed è vero: da L’amore è una cosa semplice passando per un medley swing che comprende Quiero vivir con vos, fino all’ultimo dei bis La fine, Tiziano Ferro ha portato in scena se stesso, non il glamour o le illusioni ottiche.

E, non fosse per l’inizio alla Houdini o la passerella quadrata davanti al palco, sarebbe un concerto d’altri tempi: musica suonata da una grande band. E interpretata da un cantante che se ne frega delle convenzioni. Forse perché si è stufato di rispettarle.

Proprio così, caro Ferro, mi sa che è in controtendenza.
«O si fa come i Take That oppure si punta sulla scaletta. Anche se qualche momento di gioco c’è».

Ad esempio?
«Durante Xdono ballo con uno schema simile alla body percussion, con il corpo che si adatta alla ritmica del suono. Di certo non è uno show alla Lady Gaga, è tutto molto sobrio».

Sobrietà è la parola del momento.
«Il centro è la musica. Io ho una band pazzesca. E come regalo mi sono concesso solo i laser: li sogno da quando ero ragazzino: una fissa».

E dire che in questo periodo vanno di moda concerti smisurati.
Con qualche «controndicazione» pesante.
«Dopo la disgrazia accaduta al tour di Jovanotti, durante il quale è morto un ragazzo che montava il palco, sono stato malissimo. Ma dopo l’identico episodio accaduto alla Pausini, per cinque o sei giorni mi sono chiesto se avrebbe avuto ancora senso cantare dal vivo».

Spaventato dalle polemiche?
«No, le ho trovate ipocrite. Anzi, mi hanno indignato. E i concerti di Madonna? O di Lady Gaga? Sono grandiosi anche quelli. Il problema non è la dimensione del concerto. Ma i controlli. E sono contento se aumentano».

Insomma, più controlli e meno polemiche... In ogni caso, Tiziano Ferro, lei ne ha attraversate parecchie.
«Nel concerto c’è una sorta di interludio che celebra questi dieci anni nel quale dico che all’inizio non sapevo neanche che cosa stessi facendo».

Il momento in cui ha capito che cosa stava accadendo?
«Un giorno mentre ero a casa dei miei a Latina, ho sentito che Xdono passava in radio. Allora mi sono alzato e ho detto: “Cazzo, sono un cantante”. Poi andavo al centro commerciale sperando che passassero il mio brano».

Va bene. E adesso?
«Mi sembra surreale ricercare equilibri che ho sempre trascurato... Pensavo che la vita da artista non potesse coincidere con quella privata. Quando ho iniziato ad ammettere che potessero coincidere, allora ho iniziato a stare meglio».

Insomma?
«Dieci anni fa sognavo l’applauso. Oggi la condivisione».

Lo swing è condivisione. Sensuale.
«E io sogno di incidere un disco swing come Robbie Williams. Ma che faccio, solo cover? No. È un progetto difficile. Però vorrei anche incidere un disco r&b. A casa ho ancora il biglietto incorniciato del concerto di Whitney Houston a Forum nel 1999. Risparmiai tutto l’anno per comprarmelo».

Oltre a Whitney, anche Amy Winehouse.
«E quando sono andato al cimitero fuori Londra dove ci sono le sue ceneri, non c’era nessuno. È morta sola. Ed è rimasta sola».

Anno complesso, questo qua.
«Vero. E, finito questo tour, sarò libero da ogni contratto.

La Emi è stata superlativa e ringrazio il presidente Alboni, per il quale pubblicherò ancora un greatest hits. Ma voglio essere meno controllato e avere la situazione più sotto controllo. Inciderò canzoni quando sarò convinto. Le scadenze contrattuali non fanno per me, no e no».

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