Nella notte del «mea culpa» hollywoodiano, dove ha trionfato un film muto che è all’antitesi di tutto ciò che è tecnologico e moderno, la statuetta vinta da Woody Allen, per la sceneggiatura originale di Midnight in Paris, sembra la logica conseguenza di questo «j’accuse» pronunciato dall’Academy. Il rapporto odio-amore tra Hollywood ed il filmmaker newyorkese ha certo influito sul fatto che da 25 anni il genio di Allen non venisse ricompensato con altri Oscar, nonostante il record di nomination ricevute. Ma Midnight in Paris, dai dialoghi straordinari, rappresentava un’occasione troppo ghiotta per fare giustizia: un film ambientato, perlopiù, nel passato (come The Artist e Hugo Cabret) ma con uno sguardo positivo anche al presente. La sintesi, insomma, del messaggio trasmesso, in mondovisione, da Los Angeles. Interessante è stata anche la scelta di premiare, come sceneggiatura non originale, Alexander Payne, Nat Faxon e Jim Rash per Paradiso amaro, la pellicola che, in un momento nel quale la famiglia sembra sempre più disgregata, soprattutto nei valori fondanti, offre uno spiraglio di speranza ed un messaggio positivo al pubblico; un premio che sa anche di risarcimento per la mancata vittoria del protagonista Clooney, battuto da Dujardin come miglior attore. Tra le attrici, invece, non c’era partita, nonostante venisse accreditata dai bookmakers, per la statuetta più importante, la Viola Davis di The Help (film che ha vinto con Octavia Spencer nella categoria attrice non protagonista). Era francamente impensabile, infatti, non dare il terzo Oscar alla straordinaria Meryl Streep per sua toccante incarnazione di Margaret Thatcher anche se restano le perplessità per un personaggio, ancora vivente, rappresentato soprattutto per la sua malattia invece che per la carriera politica. Da record l’Oscar vinto da Plummer ad 82 anni (Chaplin lo ricevette per la carriera ad 83) tra gli attori non protagonisti; purtroppo, in Italia, il suo Beginners, nel quale impersona un padre 75enne omosessuale, si è visto solo in dvd.
La vittoria meritata di Rango, tra i film d’animazione testimonia, una volta di più, che i cartoni ad uso esclusivo dei bambini saranno sempre più un lontano ricordo. Politicamente significativo è il successo, tra i film stranieri, dell’iraniano Una separazione. E Spielberg? Non pervenuto.La Streep fa tris, riappare Woody Allen
Festeggia la "vecchia guardia" dello star system. Con un’eccezione: Clooney
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