C'ero al concerto di presentazione dell'ultimo cd dei Nabana. Il Salone delle Feste di Polistena era colmo di pubblico. Vario. Giovani e anziani. Pellicce e giacconi sdruciti. Poi, le prime note. Il pianoforte di Andrea Nanìa prepara il cammino verso l'abbandono. Ed è abbandono. Sapiente e magistrale, il volo sui tasti. I testi, ricercati nel linguaggio, raccontano di sentimenti. Di sogni e favole. E la voce di Domenico Barrèca ne diventa strumento. Una sorta di incantesimo che cattura la sala e ne sconvolge ogni certezza. La batteria di Enzo Nanìa trova una porta aperta fra le note ed entra; timida, prima, e poi sempre più sicura. Mai arrogante. Mi sento bene, vorrei dire. Ma lo tengo per me. Come quando mi capita di scrivere di notte con Mozart e Bach in sottofondo. Mi sento bene perché mi lascio trasportare dalla musica. Elegante e seducente. Sensuale, per quella sorta di lontananza dal rock ripetitivo e senza guizzo che molti giovani insistono a proporre dopo gli Stones, dopo i Queen! Eh, no! Nabana è musica contemporanea. E, probabilmente, senza velleità di continuare l'azione di qualcuno. Se non, quella di onorare, forse, i miti di ognuno dei componenti. Ispirazione, sì. Ma niente scimmiottamenti. Ed è questa la forza di questi giovani musicisti. La ricerca di sonorità nuove. A sorpresa, il violino di Giuseppe Sangeniti si insinua fra le pieghe dell'anima e scardina le ultime difese. Le strapazza e ne riordina i gemiti, fino a renderli suono purissimo. Beh, se l'intento era un regalo, ringrazio. Se, invece, più sottilmente, era impormi una favola tra le tragedie del giorno, ancor di più Nabana ha colto l'attimo. E mi ha stregato.
A me, coriaceo e misantropo Tornavo verso casa, muto, in auto, e cercavo di ricordare le parole di tutte le canzoni Poi, ho riascoltato il cd. Ora, Nabana in tournée. Prossimo concerto, al 34 di Taurianova, il 23 febbraio 2014.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.