Cultura e Spettacoli

Tanti fili di cotone di astrattismo

Se dovessimo cercarne le fonti e i modelli, basterebbe sfogliare le opere del Neoplasticismo anni Venti del Novecento, o più modestamente per rimanere in Italia - ricordare la scuola degli astrattisti comaschi, Manlio Rho e Mario Radice per fare un esempio. Carla Mura occhieggia, appunto, al mondo dell'astrattismo geometrico, a quel rigore di linee e di colori che, via via nel secolo scorso, ha attraversato i decenni ripresentandosi in forma «neo» fino ai giorni nostri. Cagliaritana di origine, padovana di adozione, Carla Mura ha però trovato nella materia una propria originaria originalità fa notare Alessandro Riva che ne ha curato l'ultima personale alla Galleria Bianca Maria Rizzi e Matthias Ritter di Milano «ricostruendo con certosina pazienza, i parametri e le coordinate del suo linguaggio specifico: reinventando innanzitutto una propria grammatica (i fili, i colori), una sintassi (il concatenarsi dei diversi colori tra loro), e una stilistica (il modo e la poetica delle diverse concatenazioni)».

Non poco per opere, costituite dell'intrecciarsi di sottili fili di cotone sulla tela, che sono innanzitutto belle, frutto di un gusto raffinato, all'apparenza algide nella forma, eppure tanto confortanti all'occhio che le osserva.

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