Vanesio. Il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, concede una lunga intervista al settimanale Visto e cerca di mostrare il suo lato umano. Prima però non si esime dal prendere in giro i principali giornalisti italiani (non per nulla la sua ultima fatica letteraria si chiama Slurp). "Se avessimo avuto una stampa critica e libera magari avremmo avuto un governo migliore e avremmo conosciuto tante verità. Bruno Vespa, abilissimo, ha lo stesso percorso giornalistico di Giuliano Ferrara. Non c’è un governo che non abbiano incensato entrambi. Poi Vespa scrive un libro all’anno e, a seconda del governo in carica, elogia il potente di turno. Si tratta di giornalisti che stanno sempre dalla parte del potere, cioè dalla parte sbagliata. Indro Montanelli diceva che quando il politico ricopre un incarico di potere, è proprio in quel momento che bisogna diventare scettici e diffidenti nei suoi confronti".
Ed è qui che Travaglio ripercorre l'inizio della sua carriera: "Ero un ragazzino di belle speranze, avevo ventitré anni e scrivevo su un settimanale di Torino Il Nostro Tempo Gli ho scritto, ci siamo incontrati a Milano e gli ho lasciato degli articoli. Da lì ha iniziato a farmi scrivere come corrispondente da Torino e successivamente mi ha portato con sé a La Voce. Ho avuto la fortuna di frequentarlo dall’86-87 al 2001 fino a un mese prima che morisse. Credo che gli piacesse che fossi un rompiscatole. Era un uomo generoso, che ha sostenuto tanti giornalisti emergenti: tra cui me e Peter Gomez. Gli piaceva molto l’uso che facevo dell’archivio, cioè le affermazioni dei politici che conservavo e che a distanza di tempo mettevo a confronto sottolineandone l’incoerenza. Infatti diceva che io uccidevo non con la spada ma con l’archivio".
E quando gli chiedono se si consideri l’erede di Montanelli, il direttore del Fatto risponde: "Lui era altissimo, ma in compenso io ho qualche capello in più. Scherzi a parte, un uomo così ne nasce uno ogni millennio. Chiunque si paragoni a Montanelli è un poveretto, lui è un genio, io sono una persona normale".
E sulla sua vita privata dice: "Il grande pubblico ha iniziato a conoscermi nel 2001, quando i miei due figli Alessandro ed Elisa erano piccoli. Quindi hanno sempre convissuto col fatto di avere un papà conosciuto. Non mi ritengo ‘famoso’, perché non faccio vita di società, me ne sto per i fatti miei. Sono e resto un giornalista. I miei figli hanno pagato un prezzo alto: avrei voluto essere più presente, ma il lavoro mi porta a stare sempre in giro . Comunque devo dire che ormai si sono abituati. Vivo tra Torino e Roma, dove si trova la redazione del Fatto Quotidiano. Con la mia famiglia sto dal sabato al lunedì, mentre il resto della settimana lo passo a Roma. Nonostante queste difficoltà abbiamo un bellissimo rapporto, anche se ho sempre un forte senso di colpa nei loro confronti".
Infine, Travaglio rivela i suoi gusti musicali: "Sono un sorcino doc: dei 50 concerti in cartellone nell’ultimo tour ne ho visti 11.
Ma amo moltissimo anche Paolo Conte e Franco Battiato. Poi adoro Raffaella Carrà, sono innamorato pazzo di lei, è simpatica e di una bravura assoluta. E poi legge il Fatto Quotidiano. Ho gusti musicali onnivori, la musica in casa mia c’è sempre stata".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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