Ritratto alfabetico di una vita, Drieu la Rochelle. Une histoire des désamours (Gallimard, pagg. 294, euro 21), di Julien Hervier, racconta quella dello scrittore nell'ottica particolare delle speranze deluse e/o tradite, politiche e sentimentali, artistiche e letterarie. Pochi sono stati i punti a cui Drieu restò sempre fedele, la poesia di Rimbaud, la pittura di van Gogh e di Watteau, Nietzsche e Dostoevskij, le religioni misteriche, il mare e i boschi e giustamente l'abbecedario di Hervier li lascia da parte. Allo stesso modo non c'è spazio per l'idea del suicidio né per quella della decadenza, temi a Drieu naturali quanto il colore degli occhi o dei capelli: non riguardavano le scelte, ma il destino.
Sorta di breviario, Une histoire des désamours illumina dunque le zone d'ombra che ne hanno fatto un autore vituperato e ammirato, ma esplora altresì le sue grandi e dolorose passioni: la guerra, la politica, l'amicizia, la sessualità, ma anche altre anch'esse importanti e meno conosciute: il denaro, la droga, la religione, la giovinezza. L'essere entrato sei anni fa nella Pléiade, il tempio di carta della Letteratura, ha significato per Drieu (1893 - 1945) il passaggio definitivo da soggetto scandaloso a oggetto critico di studio: dall'inferno dei vinti, al limbo degli scrittori. Il Paradiso può attendere.
Ciò che, proprio in virtù della sua struttura rapsodica, emerge dal saggio di Hervier è un sentimento di colpa, ma singolarmente non riguarda Drieu La Rochelle, quanto chi gli stava intorno. Drieu, si sa, è stato un critico spietato di se stesso, come uomo e come scrittore, una vera e propria vertigine del fallimento, ma qui vien fuori qualcosa di diverso, riconducibile alla certezza, da parte dei diretti interessati, di essere in debito nei suoi confronti. «Ci ha dato più di quello che ha ricevuto» è il refrain del volume, nella voce «Femmes», nella voce «Amitié» o «Argent», in quelle che concernono Aragon o Malraux, Lefebvre, Bernier o Bergery... Uno degli elementi che si viene spesso a dimenticare è il ruolo di terminale nervoso giocato da Drieu nella cultura del suo tempo: amico e rivale dei surrealisti, avversario e ammiratore dei comunisti, pacifista ostile al radicalismo repubblicano, teorico del fascismo, ma contro la destra maurrassiana...
Ciò ha significato una vita intellettuale intensa e che non ha paragoni né a destra né a sinistra dei suoi contemporanei, chiusi nei compartimenti stagni delle proprie scelte individuali, Céline, Montherlant, di parte e di partito, Breton, Nizan, Brasillach, Sartre... Drieu non ha mai risparmiato le critiche, ma non ha mai permesso che le idee vincessero sui sentimenti, ha sempre e comunque praticato un'etica e un'estetica dell'amicizia rispetto ai dogmi di un'ideologia.
Questo atteggiamento disinteressato si riflette anche nella sua vita di tutti i giorni. C'è una leggenda dandistica intorno a Drieu, bei vestiti e begli alberghi, dissipazione e grandi viaggi, lussi, vizi, sprechi. Le voci «Nourriture», «Alcool», «Argent», «Drogue» raccontano una storia diversa, scarsa attenzione ai cibi o ai vini, nessuna proprietà, tantomeno spese pazze, una non nascosta diffidenza per il denaro: «L'ho amato, quel tanto sufficiente ad assicurare la pigrizia, e la libertà. Tutti i mezzi mi sembravano buoni. Ma in fondo ne ho sempre avuto poco, non so come. In certi momenti, me lo hanno dato due o tre donne. Una piccola eredità. Un po' l'ho guadagnato. In realtà, avevo pochissime necessità. E tutto m'era facile».
«Homme couvert de femmes», il dizionario di Hervier dedica al tema più voci, da «Prostitution» a «Saphisme», da «Impuissance» a «Caresses» a «Américaines»... È probabilmente il lato più noto di Drieu, eppure per certi versi il più accidentato. Dell'amante odiava il dover dipendere dai favori delle donne, del marito la mediocrità della vita borghese di coppia. Cresciuto in un'epoca in cui si andava al bordello come oggi si va all'apericena, aveva un'idea fallocratica del maschio, complicata da un contorto meccanismo di autodenigrazione che trasformava ogni conquista in disfatta. Eppure, anche qui, saranno le sue ex a proteggerlo sino alla fine e poi a piangerlo sulla tomba.
Eppure, poche righe come queste ne raccontano il mistero: «Le donne rovesciate nude sui letti sono isole infinitamente perdute nel mare dei loro sogni, popolate d'un mutevole silenzio di flora. Sono isole piene di animali dolci e furtivi. Perché, per una mitologia ansiosa, ne abbiamo fatto delle anime, delle dee, improbabili compagne di noi, i poveri dei?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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