Sì è proprio lei che parla, Virginia Raffaele in persona, non uno dei suoi personaggi, pardon, dei suoi «mostri». Quelli li porta in scena a teatro in uno spettacolo che, a dare un'occhiata alle recensioni, è uno dei pochi a fare cassa al botteghino: Performance, tutto esaurito quasi ovunque (al Teatro Nuovo di Milano da venerdì 1 aprile a domenica 3). Dopotutto, dal Festival di Sanremo ad Amici, è la donna del momento, bella simpatica vincente, una delle poche a scandire il ritmo della comicità senza deragliare nel gossip o nella battutaccia. Zero volgarità. Molto eclettismo. E parecchio talento, visto che - come ogni vero artista - arriva sempre un attimo prima degli altri e si ferma un attimo dopo aver centrato il bersaglio: «Anche se faccio imitazioni, io sono un giostraio nell'animo, forse un po' più rock», conferma, visto che è cresciuta nel Luna Park fondato dalla sua famiglia all'Eur di Roma, sorta di centro commerciale ante litteram nel quale tante generazioni hanno ricamato le proprie innocenti evasioni.
Il suo spettacolo, cara Virginia Raffaele, è una specie di luna park del costume.
«Spesso i miei personaggi, che io chiamo mostri, mi impediscono di essere me stessa. E lo spettacolo è una sorta di gioco che viene aperto proprio da uno dei mostri, la criminologa Roberta Bruzzone: è lei che inizia a svelare quel fil rouge che lega tutto lo spettacolo. Una specie di un lungo gioco di identità che va avanti finché non cala il sipario».
Obiettivo?
«Come ho detto anche a Sanremo, sto studiando il personaggio di Virginia».
Che cosa fa prima di scegliere un personaggio?
«Ne studio carattere, manie e personalità».
Ma lo vuole incontrare?
«Preferisco di no, limiterebbe la mia fantasia creativa. La Fracci, ad esempio: mai incontrata prima».
Però all'Ariston sembrava lei. Tale e quale.
«Forse merito di una miscela di sesto senso, sensibilità e voglia di buttarsi».
Imitando Donatella Versace si è buttata molto...
«C'è chi dice che lei abbia reagito bene, come ha scritto su Facebook, altri ne sono meno sicuri. Però non la posso imitare in questo spettacolo perché ci vogliono quattro ore di trucco e mi dispiacerebbe obbligare il pubblico a venire a teatro con il cesto della cena...».
Come ha reagito la Fracci dopo l'imitazione al Festival?
«Ha citato uno dei miei eroi, Charlie Chaplin: Solo quando un imitatore ti imita allora sei diventato davvero famoso. Che classe».
Belèn Rodriguez ha reagito un po' meno elegantemente.
«Quando imiti qualcuno, devi mettere in conto anche la sua reazione. Ma c'è una fase successiva».
Quale?
«Quando l'imitato inizia a imitare l'imitatore diventa limitante per l'imitatore».
Lì per lì non è così intuitivo.
«Per capirci, imito persone e poi talvolta le vedo in tv usare gli atteggiamenti che ho attribuito loro. Ad esempio Belèn. Oppure la Minetti che a Matrix ha fatto quello che facevo io quando la imitavo».
Scusi, Raffaele, ma in questi cambi d'identità non rischia di perdere la sua?
«No, in realtà io sono smarrita già da prima di fare questo lavoro, fa parte del mio carattere. Amo la vita e non ho mai pensato di fare l'imitatrice. Mi piace indagare le persone, i loro tic, le nevrosi, le follie».
Ora fa sempre sold out, ma quanti spettatori ci sono stati alla sua prima recita?
«Due paganti, papà e mamma, i primi che mi hanno visto fare imitazioni in casa».
Sabato sera ad Amici su Canale 5 la vedrà qualche milione di persone.
«E io sarò Giorgia Maura, una specie di Emma low profile, un personaggio malinconico che strappa la risata amara».
Scusi però perché lei si tiene lontana dalla politica?
«Anche in Performance la Boschi aleggia soltanto. La politica è spesso di una noia mortale e mi trovo molto più a mio agio a fare satira di costume, ecco».
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