Da Verdi a da Vinci passando per Rilke: Massimiliano Finazzer Flory si fa in tre

L'attore e regista in questa stagione si cimenta in una terna di spettacoli

Ferruccio Gattuso

Amare la cultura da combattente. Concedersi alla natura nomade dell'attore «perché l'attore è un girovago e un saltimbanco». Infine, «essere realisti nel disincanto ma, come diceva Giuseppe Verdi, non smettere di scrutare nel caos mondi nuovi». Parlare di cultura con Massimiliano Finazzer Flory è come decidere di entrare se in un tunnel del vento: sono tanto intense e multidirezionali le folate, che è difficile mantenersi stabili.

Alla fine, resta la sensazione che quella della cultura sia una battaglia difficile in questi tempi ma che sia una di quelle che vale la pena combattere a prescindere dall'esito. Nonostante tutto e tutti. E tra questi tutti ci sono soprattutto gli esponenti della politica. «La politica se guarda a un teatro pensa a un edificio, non legge la poesia, non si siede spettatrice. Se l'inaugurazione di una mostra può servire, la politica si fa vedere. Ma ho la certezza che nessuno dei nostri leader occidentali sia attratto in modo spontaneo dalla cultura».

Insomma, il peccato più grande di questo stanco Occidente è quello di non amarsi più. Massimiliano Finazzer Flory a tutto ciò risponde con un «grande orgoglio per la cultura europea», una mente febbrile e un attivismo ipercinetico in giro per l'Italia e nel mondo. Sono ben tre gli spettacoli con cui l'attore, drammaturgo e regista friulano si cimenta in questa stagione: il 29 dicembre al Teatro Franco Parenti va in scena con la lettura delle Elegie duinesi in occasione dei 90 anni dalla morte di Rainer Maria Rilke (29 dicembre 1926).

Il 17 gennaio Finazzer Flory debutterà con lo spettacolo Verdi legge Verdi al Palazzetto dello Sport di Monza: «Si tratta di una piéce da me scritta e interpretata nella quale si ripete la formula di far sposare teatro e musica: con me ci sarà il coro dei Sancarlini del Teatro di San Carlo di Napoli. Il materiale a cui ho attinto sono le lettere scritte dallo stesso compositore: testi in cui parla di sé stesso, dei suoi tre amori letterari Dante, Shakespeare e Manzoni, della sua vita da politico in un Parlamento molto simile a quello attuale. Verdi non era solo un musicista, era l'equivalente di un produttore di Broadway. E restava un contadino legato al proprio retaggio provinciale».

Un genio poliedrico che porta a un altro gigante della cultura e al terzo spettacolo portato in scena in tutto il mondo: Essere Leonardo da Vinci, un'intervista impossibile, atteso il 17 febbraio al Teatro Regio di Parma.

«Anche in questo caso l'aspetto musicale è fondamentale conclude Flory La lingua rinascimentale di Leonardo si fa partitura e veicolo di emozione per lo spettatore straniero, al quale sono forniti sottotitoli. Nel 2017 porterò lo spettacolo negli Usa, in Israele e nel Sud Est asiatico».

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