"La vittoria di Raiuno? Riconquistare i giovani e i laureati"

Il direttore: "Ci ha premiato la nuova strategia di una rete raffinata che sa fare anche ascolti"

"La vittoria di Raiuno? Riconquistare i giovani e i laureati"

Davanti, visibili agli spettatori, ci sono Montalbano, Sanremo, Bolle, Fabrizio De André, Alberto Angela. Programmi che stanno portando Raiuno ad ascolti stellari e a un grande apprezzamento da parte del pubblico. Dietro, a guidare questi successi, ci sono i dirigenti ai vertici Rai negli ultimi mesi. Oltre al dg Mario Orfeo, che ha preso in corsa le redini dell'azienda e ad Eleonora Andreatta che sta garantendo fiction ad alti livelli, il merito va anche al direttore di Raiuno, Angelo Teodoli. Storico dirigente della tv di Stato (in viale Mazzini dal 1983) è stato, tra l'altro, direttore dei palinsesti, vice di Raiuno, responsabile di Raidue e di RaiGold (Rai4, Rai Movie, Rai Premium). Da metà ottobre guida l'ammiraglia che in molti volevano nelle sue mani già due anni fa, sotto la direzione generale di Campo Dall'Orto, quando invece gli fu affidata la giovane Rai4.

Teodoli, questo è un momento di soddisfazione. Ma, dietro ai numeri Auditel, è evidente il cambio di passo che si riassume in «qualità che fa ascolti».

«Sì, è così. Il nostro è un cambio di filosofia generale. Che significa abbandonare il prodotto iper-generalista che piace a tutti e che lavora sull'indistinto. E realizzare, invece, programmi che sommano gli interessi e tengono conto anche di fasce di spettatori perse negli anni come i giovani, i laureati e i residenti al Nord, che infatti abbiamo recuperato in maniera consistente».

E come si fa?

«Attraverso la diversificazione. In linea orizzontale: con la proposta di programmi di diverso genere, da Don Matteo a Bolle, per fare esempi. In linea verticale, cioè all'interno della stessa trasmissione, con l'inserimento di elementi che attraggono diversi tipi di pubblico».

Per esempio?

«A Sanremo c'erano le canzoni di Baglioni e il monologo sullo straniero di Favino. I documentari di Alberto Angela sono girati in 4k per attrarre il pubblico sofisticato ma sono comprensibili anche alle nonne. Che tempo che fa, trasportato su Raiuno propone lo scrittore, ma anche l'attore pop e Frassica».

Il risultato è una Rai che si riprende il concetto di servizio pubblico...

«L'idea generale è infatti di indirizzare Raiuno soprattutto verso la qualità, smettendo di inseguire le tv private e lasciando al diretto concorrente Mediaset la polarizzazione verso il pop».

Ma il merito di questa linea editoriale non è solo vostro: anche con Campo Dall'Orto si era avviata una strategia innovativa...

«Certo, in nuce, c'era questa filosofia. Poi il quadro generale si è composto l'estate scorsa con l'operazione fortemente voluta dal dg Orfeo di spostare Che tempo che fa su Raiuno e realizzare Meraviglie di Angela, scelte coraggiose che hanno dato corpo alla linea editoriale. Fazio, Angela, Bolle ora stanno spostando l'asse in maniera visibile».

Ma Fazio non ha fatto guadagnare ascolti, anzi nella prima fase della stagione ha arrancato ed è stato subissato di polemiche.

«Non ha arrancato. Comunque i programmi hanno bisogno di tempo per posizionarsi. Ora quella scelta sta pagando: ha una media di share del 16,6 per cento e mostra un trend in crescita».

Però alcune parti del palinsesto come La vita in diretta e Domenica In continuano ad avere problemi di ascolto e il sabato sera è rimasto senza i tradizionali show.

«Il primo è stato cambiato completamente, dando meno spazio a temi banali e alla cronaca nera che, come noto, attirano molto pubblico. E ora sta crescendo. Anche Domenica In l'abbiamo cambiata rispetto all'inizio della stagione e ora farà un ulteriore passo. Al sabato sera vanno in onda film in prima visione che, in prime time, non perdono molto nel confronto con C'è Posta per te. Dal 10 marzo, poi, ripartirà Ballando con le stelle».

Visti i risultati di Domenica In, non vi siete pentiti di aver chiuso L'Arena e lasciato andar via Massimo Giletti?

«L'Arena non corrispondeva più alla nuova linea editoriale: se Giletti, grande intrattenitore, fosse rimasto avrebbe condotto dei bellissimi show del sabato sera».

Cosa vedremo nelle prossime settimane per tenere l'ammiraglia a questi livelli? Si vocifera anche di un ritorno di Benigni...

«Benigni per ora è solo un'ipotesi. In palinsesto ci sono la fiction È arrivata la felicità (da domani), Sanremo Young, Don Matteo fino alla fine di aprile, la seconda serie de La mafia uccide solo d'estate di Pif, le repliche di Montalbano e un romanzo storico di Camilleri (La mossa del cavallo, ambientato nell'800), La Corrida con Carlo Conti, la nuova fiction Il capitano Maria con Vanessa Incontrada, e poi vari appuntamenti sulla legalità, sulla rievocazione della Prima guerra mondiale e sul ricordo di grandi personaggi come Battisti e Dalla. E un nuovo show di intrattenimento...».

Confessi: se le avessero dato in mano Raiuno due anni e mezzo fa, forse il canale avrebbe affrontato meglio la travagliata stagione di Campo Dall'Orto?

«Non so: si lavora con gli obiettivi e nelle condizioni in atto. Questo è l'obiettivo che mi è stato dato ora, quelli di Campo Dall'Orto erano obiettivi diversi, certamente avrei dato il massimo allo stesso modo di adesso».

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