Zero raddoppia e si trasforma in Zerovskij

Il cantate romano lancia un disco «concept» e un nuovo spettacolo tra musica e teatro

Zero raddoppia e si trasforma in Zerovskij

Ma chi lo ferma più. Renato Zero festeggia mezzo secolo di carriera musicale sempre fuori dai binari inventandosi un altro copione che, manco a dirlo, non se lo aspettava nessuno. Stavolta è Zerovskij, l'immaginario capostazione che regola il passaggio di amore, odio, tempo, morte e vita mentre si confrontano con i viaggiatori primordiali, ossia Adamo ed Eva. Un «concept» complesso che ora si fa conoscere attraverso il doppio album Zerovskij... solo per amore e poi andrà addirittura in scena sotto forma di spettacolo che debutta il primo luglio al Foro Italico di Roma.

Una nuova identità. Una scommessa. E soprattutto la conferma di un'artista che non si dà pace e prova a rinnovarsi senza limitarsi al solito cabotaggio. In fondo un bel modo per restare giovani anche a 67 anni: «Ho solo voglia di portare a termine il mio mandato», spiega lui con quell'accento sornione che smorza anche le parole più dure: «Devo finire di spiegare chi sono. In tutti questi anni mi sono esposto in un modo quasi ieratico che alla fine mi è sembrato insopportabile». Dopotutto il bello di Renato Zero è che si è sempre spiegato senza segreti, spesso prendendosi critiche e buuu. Anche adesso, che inizia una nuova fase: «Ho sempre usato la provocazione, le paillettes e le piume di struzzo come pretesto, come grimaldello per richiamare l'attenzione. Una specie di provocazione mirata. Valeva anche per Totò o Charlie Chaplin, per dire». Un escamotage per divertire, il loro.

Invece per Renato Fiacchini, figlio di Domenico e Ada, era un modo per catalizzare l'attenzione: «All'inizio volevo usare il contenitore colorato per ribaltare certe regole insopportabili, quelle regole per le quali solo Gianni Morandi, così perfettino e composto, potesse essere un artista. Oh, detto con tutto il rispetto per Gianni eh». Adesso che è l'unico italiano a esser stato al primo posto in cinque decenni consecutivi, sono soprattutto le canzoni a diventare grimaldelli per aprire nuove porte: «Dopo aver pubblicato l'ultimo disco Alt! ho scoperto di avere ancora tanti brani inediti e ho trovato loro una casa. Io sono uno che scrive tantissimo, sa?». La costruzione di questo disco è complessa ed esce un paio di mesi prima dello spettacolo proprio per dar modo al pubblico di capire meglio la storia: «Il filo conduttore è l'amore, intorno al quale ruotano la morte e soprattutto l'odio - che come si capisce dal brano Stalker - è la minaccia più assillante, che le tv rilanciano a tutte le ore senza sosta».

Quando andranno in scena (c'è anche una data al Teatro del Silenzio di Lajatico il 29 luglio), questi brani arriveranno sottobraccio a una orchestra di 61 elementi, 30 coristi e 7 attori «rigorosamente giovani». Insomma, spiega, «indosso un abito nuovo e molto costoso. Ma chi non risica, non rosica». E il risiko di Renato Zero stavolta non è facile da risolvere perché è inedito e chissà che forma prenderà sul palco.

A prima vista sembra a metà tra musical e teatro canzone ma guai a chiederglielo perché la risposta non lascia scampo: «Forse, una volta andato in scena, questo spettacolo diventerà qualcosa di a se stante e soprattutto lontano da tutto il resto. E poi io detesto le definizioni: ho scelto di chiamarmi Zero proprio per non rientrare mai in nessuna categoria».

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