Fabrizio Rinversi
La fiera di Basilea, quest'anno si è aperta in un contesto di mercato, quanto meno per l'Industria Orologiera Svizzera, decisamente positivo. Infatti, nei primi due mesi di lavoro, si è registrata una crescita a valore delle esportazioni elvetiche pari al 12,8%, mentre i volumi sono cresciuti del 3,2%. Quasi tutti i Paesi sono in progressione, fatta eccezione, purtroppo, per importanti realtà dell'area europea, tra cui Inghilterra, Spagna e Italia (importazioni ridotte del 9,1% nel primo bimestre 2018). Nel Belpaese, anche i dati provenienti dalla ricerca di mercato effettuata da GfK per conto di Assorologi, relativa al 2017, evidenziano una contrazione del fatturato del 2,2% (per una cifra d'affari di 1,46 miliardi di euro). A incidere su di un tessuto distributivo molto segmentato e composto da piccole realtà, molto probabilmente, è l'ascesa delle e-commerce, che ha incrementato, a valore, la sua quota di mercato del 23,5%. E anche per quanto riguarda Baselworld non è, certamente, uno dei momenti migliori, date le molte defezioni avvenute negli ultimi due anni, che hanno portato, per la sezione orologeria, alla chiusura di un intero piano espositivo: le esigenze delle aziende si incontrano sempre meno con le politiche della Fiera, e i principali attori dell'universo delle lancette stanno considerando sempre di più potenziali alternative a questo evento. Staremo a vedere cosa accadrà nel prossimo futuro e, per l'intanto, focalizziamo l'attenzione su quanto proposto dalla kermesse di Basilea, nel consueto tourbillon di anniversari, celebrazioni, ispirazioni storiche o «naturali», materiali tecnologici e sempre più leggeri ed esercizi di stile sui dettagli. Abbiamo potuto constatare, sulla scia del trend innescato nello scorso periodo, poche novità vere e proprie ed una grande quantità di variazioni su temi già frequentati. Insomma, la costante evoluzione dell'orologeria va letta tra le righe, a rafforzare la celeberrima affermazione di Tancredi, nipote del Principe di Salina, ne «Il Gattopardo» di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: «Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi». Un'asserzione che punta l'indice sui cambiamenti poco visibili posti in essere nell'ambito di una cornice apparentemente immutabile, e che ha trovato terreno fertile in buona parte dei grandi complicati proposti. A cominciare da «Sua Maestà» il tourbillon di Breguet, inserito nel Classique Grande Complication 5367 in oro rosa, al 5 , come una volta e, sempre come una volta, con il ponte superiore della gabbia orizzontale a tratto geometrico rettilineo, per proseguire, ancora sul fronte del tourbillon, con l'estremizzazione ultrapiatta automatica dell'Octo di Bulgari (3,95 mm di spessore su cassa in titanio, record mondiale), o con l'imponente triassiale dell'Histoire de Tourbillon 9 di Harry Winston (ore e minuti retrogradi), o ancora, con il modulo giroscopico brevettato «Gravity Control», montato sul Defy Zero G di Zenith. Tornano le 14 complicazioni del L.U.C All-in-One di Chopard (lanciato nel 2010), sul fronte e sul retro, nelle nuove varianti in oro rosa e platino, mentre Patek Philippe, non si limita ad omaggiare il Nautilus del Calendario Perpetuo, ma si diletta nel Ripetizione Minuti Ora Universale 5531R, che rintocca sempre l'ora locale, arricchendolo con uno smalto cloisonné centrale. La tradizione ispira l'eccentricità nel Cronometro FB-1R.6-1 in acciaio di Ferdinand Berthoud, inedito regolatore a visualizzazione analogica e digitale, con tourbillon, trasmissione a fuso e catena e, dulcis in fundo, indicazione della riserva di carica a leve e molla a spirale. Un concetto, questo, trasferito nel futuro da MB&F nel MoonMachine 2, in cui la cassa trapezoidale in titanio con barre di sostegno dell'Horological Machine n.
8, accoglie il rotore traforato in titanio e, soprattutto, minuti, ore e fasi lunari proiettati verticalmente grazie a un sofisticato di sistema di prismi ottici. Lo spettacolo dell'orologeria sa toccare le corde dell'emozione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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