Allo spettatore in sala non piacciono i silenzi spacciati per quadri d’autore

Vai a spiegarlo, a quelli di Venezia, che i film scelti per la Mostra sembrano entusiasmare solo i critici e i selezionatori. Pazienza se poi, al giudizio delle sale, cioè di chi paga il biglietto, le stesse pellicole vengano, se non direttamente bocciate, almeno rimandate. Prendete il caso di Somewhere, opera quarta di Sofia Coppola. Le recensioni, dal Lido, hanno descritto il lungometraggio come un capolavoro, meritevole di ambire, come minimo, alla vittoria finale. Peccato, però, che il cinefilo comune, che in ultima analisi è quello per il quale si dovrebbe scrivere e fare cinema, sia poco suggestionabile da silenzi spacciati come quadri d’autore. L’«incauto» preferisce spendere altrove i suoi euro indirizzandoli, ad esempio al commerciale (ma mille volte più poetico) I mercenari di Stallone piuttosto che investirli in questa zuppa noiosa, che parla (tra le altre cose) di noia esistenziale (pensa te), facendo rimpiangere uno come Antonioni. Certo, il sesto posto in classifica, più che un dito verso, sembra un viaggio verso l’anonimato; ma viste le premesse festivaliere ci si aspettava un destino migliore. Mentre non sembra dare segnali più incoraggianti Miral, passato anche lui, la scorsa settimana, alla Mostra e desolatamente quattordicesimo in graduatoria.


I più visti a Genova nella settimana:
1) Shrek e vissero felici e contenti; 2) I mercenari; 3) L’apprendista stregone; 4) The Karate Kid; 5) Nightmare; 6) Somewhere; 7) Letters to Juliet; 8) London River; 9) Amore a mille...miglia; 10) Toy Story 3.

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