Spinaci porta «La Destra» al braccio di ferro con An

Che succede ad An? Dove va la destra (sia maiuscola sia minuscola)? Eugenio Minasso, presidente regionale di An si prepara a intervenire sul dibattito. Mentre Massimo Spinaci, portavoce provinciale de «La Destra» genovese, ci si butta subito a capofitto.
«Il Giornale ha centrato il problema. Nel suo editoriale, Massimiliano Lussana ha messo a nudo la crisi d’identità della destra. Tutto bene tranne una cosa».
Prego...
«Ha detto che non siamo l’ideale per un concorso di bellezza. Se fosse under 50 potrei ancora dire la mia».
Non voleva parlare di politica e di programmi? Perché siete usciti da An?
«Era per sdrammatizzare un po’. Comunque il problema è che in an c’era un cesarismo imperante. Se non la pensavi come il capo non avevi spazio. In più ci sono state posizioni, proprio del vertice, incompatibili con i nostri valori. Penso alle aperture sul voto agli immigrati sulla procreazione assistita».
E addio Gianfranco. Ma a quale Gianfranco si riferisce? Fini o Gadolla?
«Il cesarismo è a scendere, a piramide. Dico questo ribandendo che Gadolla è un amico e lo resta, come ne ho tanti in An. È che noi della Destra non vedevamo più An come la casa di chi è di destra».
Scusi, voi della Destra, chi?
«A Genova, questo è un fatto importante, siamo solo due “politici” provenienti da An, io e il consigliere municipale Brundu».
Pochini...
«Siamo 120 iscritti in tutta la provincia. In pochi giorni, e tutti veri. Il nostro partito è fatto di persone venute dal commercio, dalle professioni, dalla società. Gente stanca di queste amministrazioni locali come di Prodi. Io e Tacini, nel ’90 andavamo alla Diga di Begato a parlare con i “deportati” che non volevano vivere lassù, con la paura di uscire di casa. Non sono cambiato».
Insomma, vuole dire che qualcuno che è rimasto in An ha sbagliato? Se vuole faccio io i nomi: Plinio, Bornacin...
«Non mi permetto di parlare di scelte altrui, tanto più di amici. Dico che Gianfranco Gadolla, in questa An si può trovare più a suo agio di Plinio e Bornacin. Nella Destra invece non si troverebbe altrettanto bene».
Siete di destra, ma più vicini di An al centro berlusconiano?
«Noi siamo nati per colmare il vuoto politico che si è creato. Non vogliamo portare via voti ad altri, ma recuperare quelli che non andrebbero più a votare. Alleati fedeli, sicuri di Berlusconi, ma con la nostra identità di destra di valori».
Insomma, alle elezioni della primavera 2008 che fate?
«Camogli è un Comune al di sotto dei 15mila abitanti, lì si va con liste civiche. E noi andremo a sostenere il “nostro” Agostino Bozzo. Non in sintonia con Forza Italia.

A Sestri Levante, sopra i 15mila, non vogliamo inciuci. Lì siamo pronti a fare la nostra lista, con il nostro simbolo. Sentirò gli alleati del centrodestra. Pronti a collaborare, ma senza strani accordi e con l’orgoglio della nostra identità».

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