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Signora fortunata e spietata prende anche la coppa Italia

Lazio in vantaggio con Radu, ripresa da Chiellini e beffata nei supplementari. Djordjevic con un tiro prende entrambi i pali, il gol di Matri vale la "Decima"

Signora fortunata e spietata prende anche la coppa Italia

Roma - La strada per il Triplete è dura, impervia e accidentata. Lo ha capito bene la Juventus nella notte dell'Olimpico, durante la quale la fortuna ci ha messo lo zampino. Una finale equilibrata, e non poteva essere altrimenti, finisce così per decidersi in un doppio episodio del primo tempo supplementare: i pali dicono di no a Djordjevic, Matri piega invece le mani di Berisha. A fatica e con una partita che non resterà certo negli annali del calcio, il Double bianconero è servito, per la prima volta dopo 20 anni, tempo dal quale mancava in bacheca anche la Coppa nazionale. La decima coppa Italia vinta dai bianconeri e ritirata dalle mani del presidente Mattarella; il settimo trofeo della gestione Andrea Agnelli è forse il più sofferto, ma l'avversario era degno e Allegri lo ha sempre sottolineato. Per la prima volta i biancocelesti non arrivano al traguardo della Coppa pur avendo trovato sulla propria strada la Juve, ma la sensazione è che in una serata in cui il divario tecnico scritto dalla classifica del campionato (17 punti a due giornate dalla fine) non si era proprio visto, alla truppa di Pioli sarebbe servito qualcosa di più.

E invece di occasioni ne sono arrivate pochissime, gli uomini chiave dell'attacco laziale hanno tradito le aspettative, così l'inerzia di un match bloccato tatticamente e un pizzico di buona sorte hanno deciso la sfida. Con una Juve che ora andrà a Berlino con il morale alle stelle per l'ultimo ostacolo di una stagione esaltante e la Lazio che dovrà ritrovare energie psicofisiche e fiducia nei propri mezzi in quella che è un'altra finale, il derby con la Roma di lunedì, che vale il secondo posto.

La prima sorpresa della serata arriva alla lettura delle formazioni: ritorno al modulo di Conte per la Juve con Vidal e Llorente a supplire alle assenze degli squalificati Marchisio e Morata (comunque a Roma con la squadra); inedita difesa a tre per la Lazio che decide di non rischiare il convalescente Biglia, ma propone il rientrante de Vrij e il Gentiletti alla seconda partita in 4 giorni dopo il lungo stop per infortunio. Logico che Pioli, bastonato in campionato due volte dai bianconeri, voglia tentare qualcosa di nuovo per contrastare i campioni d'Italia.

Il ritmo della partita è buono ma prevale un eccessivo equilibrio tattico, con un centrocampo affollato e molte manovre di entrambe le formazioni che risultano però sterili. Insomma una partita strana, bloccata dalla paura di perdere. Il botta e risposta tra difensori nei primi 11 minuti cerca di movimentare il match e nasce da due palle inattive: quella di Cataldi è toccata più con la spalla che di testa da Radu (dimenticato da Pirlo e Pogba) e la forza del pallone consente a Storari solo di toccarlo; quella di Pirlo trova la torre di Evra e la volée di Chiellini che anticipa Gentiletti.

Il resto è un possesso palla sterile della Juve che viaggia quasi con il freno a mano tirato (Tevez e Llorente non vivono una grande serata), mentre i biancocelesti tentano sortite centrali – con Felipe Anderson e Klose tagliati fuori dal match - e potrebbero sfruttare un paio di errori (il tiro di Parolo sull'avventato stop di Pogba finito a lato e il tocco morbido di Cataldi da dentro l'area solo “appoggiato” a Storari, più volte nel corso della prima frazione disturbato dai laser). La sfida scorre come una partita a scacchi, senza sussulti se non la parata di Storari su Djordjevic e il gol annullato a Matri per fuorigioco. Inevitabile l'epilogo dei supplementari evocato alla vigilia della sfida da Allegri. Con il doppio episodio già citato e un nuovo protagonista sugli scudi in casa Juve, quel Matri impiegato con il contagocce ma per una sera decisivo. Ora serve un'ultima impresa, battere i mostri del Barcellona.

Ma servirà anche un altro tipo di partita.

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