Il Milan e SuperMario si svegliano troppo tardi

Nel finale grazie a un rigore con il Cagliari rimasto in dieci i rossonori evitano una sicura sconfitta. La difesa sotto accusa

Il Milan e SuperMario si svegliano troppo tardi

Bastano dieci minuti, gli ultimi, di SuperMario e di un buon Milan per mettere al riparo la striscia positiva (34 punti in 15 partite) dei rossoneri e apparecchiare un rotondo pareggio. Poco, naturalmente, per assecondare le ambizioni di rimonta che devono essere rinfoderate al culmine di un turno ideale, dopo l'1 a 1 della Lazio e la sconfitta, secca, della Fiorentina. Bastano dieci minuti, i migliori di un pomeriggio pigro, per mettere in crisi l'esibizione del Cagliari, superba in certi snodi e meritevole di ben altro epilogo. Tutto merito di Mario Balotelli, naturalmente. Che non è solo al terzo sigillo in una settimana, perfomance tutt'altro che trascurabile. La sua presenza in area di rigore sull'affondo perentorio di De Sciglio è la scintilla che fa ripartire i motori del Milan. Astori, preoccupato, lo attorciglia come si fa col nodo di una cravatta e si consegna al crudele destino: rigore contro ed espulsione per doppia ammonizione. Così Balotelli zittisce la curva di Is Arenas e sfiora subito dopo il raddoppio di testa, a due passi da Agazzi. Troppa grazia San Mario! Dieci minuti, vissuti in superiorità numerica, recuperando dagli undici metri, non sono sufficienti per meritare il successo pieno, sfiorato un paio di volte, con Bojan e con Boateng.

L'assenza di Montolivo, per squalifica, il ritorno di Muntari dopo un bel tot di assenza e il ridotto contributo di Flamini oltre che la stanchezza di El Shaarawy sono minuscoli alibi per un gruppo che deve ancora farne di strada per meritarsi aggettivi e un futuro impegnativi. Il problema numero uno del Milan resta ancora una volta la serratura applicata al portone di Abbiati: è difettosa, riescono a forzarla anche bambini inesperti. Zapata, il più affidabile del quartetto a disposizione, una ne indovina e una ne sbaglia: l'incostanza è da sempre il suo difetto più vistoso. Ma non è l'unico responsabile del deficit registrato a Cagliari. Mexes compie disastri uno dopo l'altro tanto da richiedere l'intervento della protezione civile! Eppure davanti non ha nè Cristiano Ronaldo e nemmeno Messi. Figurarsi col Barcellona! Per sua fortuna, Giannoccaro, l'arbitro, non ha l'animo di mostrargli il secondo giallo per un tocco di mani inutile e vistoso: il Milan poteva restare in dieci a metà ripresa e finire condannato a una sicura sconfitta.

Allegri, in questo senso, non ha gravi colpe da confessare: Bonera, ora ai box, non sta meglio, Yepes è in difficoltà al cospetto di attaccanti veloci e sguscianti. Semmai discutibili sono le scelte del livornese lungo la sfida di ieri pomeriggio: Boateng al posto di El Shaarawy come terzo attaccante non è una genialata, Robinho sostituto di Niang, ormai spolpato, una mossa tardiva. Ma a proposito del brasiliano va posto un quesito di fondo allo staff tecnico: Robinho non sembra avere una grande voglia di giocare nel Milan, di essere utilizzato durante gli spezzoni, specie dopo l'arrivo di Balotelli che di fatto ha ristretto le sue possibilità di giocare dall'inizio. Così l'apporto è ridotto a zero. Chi gli vuole bene segnala che è sua l'intuizione per lanciare al tiro De Sciglio nell'azione in cui matura il rigore dell'1 a 1, ma è davvero un episodio isolato. La conclusione è una sola: rispetto alla prova con l'Udinese si tratta di un passo indietro. Che non fa rima nè con rimonta e nemmeno con terzo posto. Il Cagliari si gode il suo pareggio che gli procura il punto numero 13 ottenuto nelle sfide domestiche. Del ritorno nel suo stadio da dimenticare solo gli incidenti avvenuti, tra ultras e polizia. Hanno fatto di tutto per dar ragione al Prefetto: complimenti!

Resta alla fine, col disappunto per l'occasione mancata, il malumore di Allegri dopo la battuta del presidente Silvio Berlusconi.

«Non posso commentare una frase che non ho sentito, io punto ad arrivare fino in fondo. E col Barcellona penso arà una sfida divertente»: dinanzi ai microfoni è stato perfetto, dietro le quinte si è sentito maltrattato. E ora tocca a Galliani l'ennesima ricucitura.

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