Roma - Per mesi il manifesto che lo ritrae con la corona in testa insieme ad atleti azzurri in gara domani sera allo stadio Olimpico ha fatto bella mostra di sé nella Capitale. Ora il Re in persona è tornato a Roma. Usain Bolt si prende la scena del Golden Gala per il terzo anno consecutivo: arriva accompagnato dalla madrina del meeting Nicoletta Romanoff, in testa un cappellino blu con le sue iniziali, addosso una maglietta dello stesso colore che mette in bella vista lo sponsor. «Mai stato meglio, sono pronto a stupire», il suo grido di battaglia mentre a sorpresa durante la conferenza stampa prende lo smartphone sussurrando uno «smile» («sorridete») e immortala con una foto cronisti e operatori presenti in sala. Qualsiasi cosa faccia diventa un vero e proprio show, sulla pista di atletica come in un incontro con i giornalisti.
«Ho realizzato tantissimi sogni che avevo da bambino ma l'obiettivo è lavorare duro per i prossimi 4 anni dove voglio fare cose mai viste prima, raggiungere risultati mai ottenuti, dimostrando anno dopo anno di essere il migliore», la promessa dello sprinter giamaicano. Spavaldo quanto basta, ma anche più cauto quando si affrontano temi di attualità. «Cosa pensa dei buuu razzisti a Balotelli?», gli chiede una giornalista. «Non conosco la vicenda, non posso esprimere un giudizio», respinge il quesito spinoso il bicampione olimpico di 100, 200 e staffetta 4x100. Usain è invece più duro quando gli viene ricordata la fresca polemica sulla foto postata in rete e subito rimossa con lui accanto a t-shirt di un'azienda americana che spesso nelle sue collezioni ha magliette pro-cannabis: «I media vogliono sempre arrivare ai grandi titoloni, un mio amico ha creato una linea di abbigliamento e io ho fatto solo qualche foto. Ma ho dimostrato negli anni che sono pulito».
Si torna a parlare di atletica, domani nei 100 Bolt avrà di fronte l'americano Gatlin, autore di un buon avvio di stagione a differenza di quello del giamaicano un po' in sordina nelle prime uscite. «Gatlin è un grandissimo, gli altri sono bravi, vedo che sono in forma - così Usain -. Ma io penso ai Mondiali di Mosca, è lì che si vede chi è il migliore». Quel 10"09 corso a Georgetown preoccupa, ma anche l'anno scorso Bolt sbarcò a Roma dopo una prova deludente a Ostrava: «Ho lavorato duro per tre settimane col mio coach sulla velocità e sulla resistenza, ho fatto alcuni start. Tutto sta andando alla perfezione. Non vedo l'ora di correre, ma è ai Mondiali che vedrete il frutto del mio lavoro».
Quest'anno il Golden Gala è intitolato a Pietro Mennea, il nostro miglior velocista di sempre e ancora primatista europeo dei 200. I due si erano conosciuti due anni fa quando Bolt approdò per la prima volta nel meeting romano. «Sono onorato di partecipare a questo Gala dedicato a Mennea - così Usain -. Gli sportivi, soprattutto quando sono grandi, fanno onore al proprio paese ed è bello che l'Italia onori un atleta che le ha dato lustro. Spero che quando mi ritirerò possa accadere lo stesso a me in Giamaica».
A proposito di Mennea, c'è chi gli ricorda il dispiacere del velocista di Barletta quando strappò a Smith il record dei 200 nel 1979. «Fu un bel gesto di umiltà, io sono cresciuto con questo valore insieme a quello del duro lavoro. Solo così si ottengono i risultati». Ne vuole ancora molti il re della velocità, che non ha ancora scelto il suo erede: «Ci sono molti giovani forti nel mio Paese, nel giro di due anni verranno fuori, ma per ora li batto ancora tutti...». Un ultimo pensiero all'amico Alex Ferguson, appena ritiratosi dal calcio: «Il giorno in cui ha fatto l'annuncio ero stressatissimo. È stato un grande, non so se il prossimo manager dello United potrà fare lo stesso...».
Poi scappa via, facendosi rincorrere dagli azzurri dello sci
Innerhofer, Marsaglia, Brignone, Merighetti e Origone per foto ricordo. Dopo un giorno di riposo, qualche scatto sulla pista dello stadio dei Marmi e oggi sarà la guest star dei Giochi Sportivi Studenteschi. Regalerà un altro show?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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