Thohir si prende l'Inter ma Moratti non se ne va

Il vecchio padrone: "Io presidente? Ve lo dico oggi. Comunque sarò vicino"

Thohir si prende l'Inter ma Moratti non se ne va

Chiude l'Inter del calcio romantico, parte quella del business. Inter e soprattutto Internazionale. Ieri è arrivato Erick Thohir, oggi idealmente parte Massimo Moratti. Appuntamento per la firma stamattina nell'albergo milanese della nazionale: strano incrocio con un'Inter più internazionale che mai e tanto poco nazionale (vedi giocatori convocati). Ma sarà questa l'Inter del futuro. Magari con un Moratti (Massimo pensa e dubita, il figlio si è tirato indietro) presidente controvoglia fino a giugno prima del ribaltone definitivo. Il dubbio arriva direttamente dall'interessato, pescato ieri sera all'uscita dall'azienda di famiglia. «Resto presidente? Ci penserò stanotte. Ho conosciuto meglio Thohir e mi è piaciuto molto. È entusiasta, molto a suo agio nel trattare le persone: ha una buona comunicativa. Mio figlio presidente? No. Sulla scelta di restare presidente un punto è chiaramente quello della maggioranza. Poi dovremo anche definire un'altra cosa. Ma, in una modo o nell'altro, ci sarà modo di stare vicino alla società». In alternativa dovrebbe toccare a Thohir che stamane diventerà il padrone del 70 per cento delle azioni, a Moratti resterà poco meno del 30 per cento. Ieri il miliardario indonesiano si è buttato il problema dietro le spalle: «Ci penseremo domani(stamane, ndr)». Certo, non è una soluzione comoda per uno che pensa di venire in Italia quattro volte all'anno.

Ieri è stato uno srotolarsi di immagini e sensazioni, un gioco delle parti molto mediatico: tv dovunque mettesse piede ET, compreso il pranzo con brindisi a vino rosso. Un lungo avvicinamento a questo cambio della guardia ufficiale. Thohir è sbarcato di prima mattina, poi verso mezzogiorno con il suo gruppo, i soci Rosan Roeslani e Handy Sotedjo che si sono tenuti sempre defilati, è arrivato ad Appiano Gentile. Moratti lo ha raggiunto poco dopo, il figlio Angelo Mario è arrivato per ultimo. Sceneggiatura e strategie che parevano molto studiate, un omaggio del vecchio padrone al nuovo patron per lasciarlo qualche minuto solo e divertito nel regno del futuro. Thohir ha incrociato subito Mazzarri e capitan Zanetti, si è fatto un giro per il parco giochi nerazzurro, campi di calcio, spogliatoi, zona pranzo, zona tv. Ha passeggiato con allenatore e capitano, ha scambiato due parole con qualche giocatore, ha dimostrato di conoscere anche qualche giovane. Ha messo a suo agio il mondo nerazzurro.

Poi il pranzo di famiglia (!) che ha dato qualche indicazione, magari sul futuro: il trio indonesiano, Moratti padre e figlio, capitano e allenatore, Alberto Manzonetto, managing Partner di Four Partners che dovrebbe entrare nel Cda per conto di Moratti. Assenti gli uomini mercato (Branca e Ausilio) ed anche altri manager nerazzurri. Thohir ha parlato di tutto un po' anche con Zanetti e Mazzarri. L'inglese di Mazzarri non proprio di prima qualità, ma quel tanto per capirsi.
ET ha sfoderato con tutti il sorrisone a 28 pollici, regalato sensazioni di serenità. «Sono stanco e felice», ha raccontato fermandosi davanti al capannello di giornalisti e tifosi. Ha firmato una maglia, scrivendo in italiano: «Forza Inter!». E, seguendo un'abitudine da hit parade, nella mattinata aveva offerto caffè ai cronisti stazionanti davanti al suo albergo. Il tipo conosce bon ton e senso della comunicazione che manca a gran parte dei nostrani uffici stampa che gli girano intorno. E se oggi l'assemblea straordinaria eppoi il Cda decideranno il futuro immediato dell'Inter, compresa la composizione dell'assetto gestionale, Thohir ha già fatto intendere il peso del suo bastone del comando. Una ragione in più perché Moratti torni a fare il tifoso. Ieri il vecchio patron è stato indispettito da quelli di Striscia la notizia che gli hanno consegnato il Tapiro e una domanda avvelenata: «Perché ha venduto l'Inter?».

E lui: «Per evitare rotture di scatole come questa». Chissà, anche Thohir scoprirà le “rotture”.
Per ora sono inviti. Galliani ha svelato di avere un appuntamento: «Solo una visita di cortesia». Ecco, a Thohir servirebbe un Galliani. Meglio di un Leonardo.

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