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Addio Gerd, "salutò" i panzer per una cena

Chiuse con la Germania per il mancato invito della moglie ad un banchetto

Addio Gerd, "salutò" i panzer per una cena

Al banchetto del dopo mondiale vennero invitate le signore consorti dei grandi dirigenti del calcio tedesco. Ma non le mogli e fidanzate dei calciatori campioni. Gerd Muller protestò e decise di scegliere Uschi, la propria compagna di sempre e abbandonò definitivamente la nazionale. Finì per colpa di una cena di gala la storia di Der Bomber Der Nation, il più grande attaccante della storia del fussball tedesco. Muller aveva spento la sua luce da sei anni, l'Alzheimer aveva tolto dagli occhi e dalle sue gambe, quel lampo che lo aveva reso unico rapace delle aree di rigore.

Non era bello a vedersi ma terribile da affrontare, di carrello basso, con quadricipiti ipertrofici, tozzo e dunque rapido, dotato di velocità di cervello e di movimento nello stretto, sapeva colpire di shoot e di testa, sorprendendo difensori ben più alti di lui. Era nato nel novembre del' 45 a Nordlingen, Baviera nella quale le truppe americane e gli alleati avevano installato un campo profughi. La città era stata devastata dai raid aerei, Gerd Muller prese a lavorare come garzone di un mobilificio, con la squadra del 1861 Nordlingen si divertì a segnare gol senza un limite, a 18 anni per 5000 marchi, con una paga mensile di 145 marchi, passò al Bayern di Monaco in serie B. Il resto non è cronaca e nemmeno storia, il resto è leggenda, celebrata nel maggio scorso da Robert Lewandowski, arrivando a realizzare 40 gol con il club bavarese, dunque eguagliando il record che Muller deteneva dal 1972. Lewandowski mostrò la maglia con la foto del bomber e la scritta 4 Ever Gerd.

I campioni non hanno un passato, vivono in eterno, Muller se ne andò dalla Germania non sentendosi più amato dai tifosi e dal club, scelse l'America, la Florida, il Fort Lauderdale, scelse anche l'alcool e Uschi tentò invano di riportarlo nell'area di rigore della vita, là dove Gerd sarebbe stato ancora lucido e decisivo. La Germania stava cambiando ma il muro che la spaccava in due era ancora il segno di quel tempo di Nordlingen e delle decisioni che non unirono il Paese. I 66 gol in 74 gare di coppa dei campioni sono una firma che nessuno può cancellare, le 525 reti per il Bayern sono una montagna che nessuno osa scalare, i titoli tra club nazionale, fanno parte del museo del football.

La malattia lo aveva chiamato fuori dal tempo in anticipo, gli anni belli erano diventati un tulle di ricordi, personalmente lo avevo incontrato a Monaco di Baviera, stava in mezzo ai fratelli Hoeness ma sembrava muoversi nella nebbia, portandosi addosso la stessa espressione, gioia e malinconia assieme, uno sguardo di Uli e Dieter Hoeness fece intendere di non insistere. Eppure stare davanti a Der Bomber Der Nation era come sfogliare il libro del calcio, rivedendo quei due gol di Italia Germania quattroatre, Città del Messico, millenovecentosettanta, Muller fece fessi Poletti e Albertosi, Muller imbambolò Rivera fermo ad abbracciare il palo. Vincemmo noi ma Der Bomber der Nation fece capire di avere la storia, e non solo una porta, davanti a lui. Uschi ha detto che Gerd era addormentato quando ha scelto di chiudere la propria esistenza.

Come un ultimo, silenzioso gol.

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