Sport

ADL, la "cassa" per i lavoratori e gli ammutinati in sospeso

ADL, la "cassa" per i lavoratori e gli ammutinati in sospeso

Per quindici dipendenti della parte amministrativa della Società Sportiva Calcio Napoli, lo smart working non funziona. E così il presidente De Laurentiis Aurelio ha deciso di chiedere la cassa integrazione per quella dozzina abbondante di lavoratori, fatta eccezione per un gruppetto di impiegati del club e per coloro i quali si occupano della manutenzione delle strutture di Castel Volturno, che tuttavia risulta assegnata a una ditta esterna. Risolta la situazione dei dipendenti in sofferenza, con una cig all'80 per cento, resta in sospeso, in tutti i sensi, la vicenda dei più privilegiati, vale a dire, in esclusiva i calciatori e l'allenatore, a seguire, lo staff tecnico e quello sanitario. Il salario di marzo non è stato versato, non per mancanza di liquidità, non certo un problema per il presidente, ma per capire quale sarà la soluzione del contenzioso tra l'associazione calciatori e la Lega di serie A. Le parti sono distanti, così come restano distanti le parti tra lo stesso De Laurentiis e gli ammutinati che si rifiutarono di andare in ritiro dopo la partita di Champions contro il Salisburgo. Le multe decise dal club non sono state mai pagate dai calciatori che, anzi, si sono rivolti ai propri rispettivi legali per risolvere la questione. Il presidente ha risolto i problemi dei dipendenti con l'aiuto statale ma non intende affatto mollare la presa sui calciatori che già godono di abbondanti privilegi e non possono sottrarsi alle responsabilità di quel rifiuto clamoroso, tra l'altro non condiviso dall'allenatore Ancelotti. Il virus non cambia la testa e la posizione di De Laurentiis, mentre sarebbe opportuna una voce della squadra, la stessa che capeggiò la cosiddetta rivolta di Champions. Ipotesi di difficile realizzazione, il gruppo non intende pagare il dovuto e non si offre ad alcuna trattativa. Il calcio continua a vivere sull'isola del tesoro, i naviganti, abituati a panfili e cabine di prima classe, non si rendono conto, a Napoli e nel resto d'Italia e del mondo, che oltre al naufragio rischiano di affogare.

Di debiti, forse, ma soprattutto di vergogna.

Commenti