TorinoLa notte porta consiglio, dicono. Mica tanto, verrebbe invece da pensare guardando al nostro (povero) calcio. Così, Catania e Juventus hanno continuato a darsele di santa ragione. Spettatori interessati e partecipi, in ordine sparso, il Coni, la Figc, l'Assoarbitri e via di questo passo. Risultato: i siciliani hanno rincarato la dose in mattinata, ma nel tardo pomeriggio è stato il presidente bianconero Agnelli a scendere in campo e alzare le barricate: «Abbiamo dato dimostrazione di assoluta professionalità, riconoscendo subito l'errore arbitrale. Fa riflettere questo accanimento contro i nostri dirigenti, che hanno dovuto lasciare la tribuna del Massimino insultati e in uno stato quasi di assedio piuttosto atipico e insolito. E' sgradevole il fatto di dover coinvolgere nella questione il designatore arbitrale Braschi: le stesse pressioni dovrebbero a questo punto esserci in occasione di ogni singolo errore».
La Juve al centro del ring con tutti che le danno contro: questa almeno è la lettura del numero uno bianconero: «Alessio, in conferenza stampa, è stato assediato. I 45 secondi per decidere? Anche sabato in serie B ho visto una decisione analoga presa in quei tempi: l'auspicio è che poi il tutto venga valutato nel modo giusto». Punto e fine della trasmissione, almeno per la Juve. Che oggi, alla vigilia della partita contro il Bologna, non manderà Alessio in conferenza stampa perché si ritiene non ci sia altro da aggiungere.
Agnelli ha quindi provato a uscire dall'accerchiamento senza rispondere direttamente al presidente del Coni Petrucci, secondo cui «il calcio ha al suo interno i propri mali. Ritirino tutte le denunce che hanno fatto, si comportino in maniera adeguata e non usino termini completamente fuori luogo per una partita di calcio. Ognuno vuole dare lezione all'altro e invece serve una bella lezione di umiltà: tornino tutti con i piedi per terra e misurino le parole. Nessuno deve sentirsi il primo della classe». Durissimo. E spalleggiato dal presidente della Ferrari Montezemolo: «Gli arbitri possono sbagliare, ma in questo momento è bene abbassare i toni, perché altrimenti finisce tutto nella protesta e nel populismo. Lo sport deve dare l'esempio».
Parole al vento, però. Perché in precedenza Antonino Pulvirenti, presidente del Catania, aveva provocato Agnelli proponendo «una punizione severa per i giocatori della Juve. Vuole riformare il calcio? Chieda lo 0-3 a tavolino per la sua squadra: farebbe un gran gesto. Quanto accaduto è inaudito: a parti invertite, avrebbero espulso tre giocatori della panchina». E ancora: «Rigiochiamo la partita, tanto la Juventus è sicura di vincerla. Non penso a un complotto, ma a una sudditanza psicologica evidente. Credo si tratti solo di quello, anche se qualche anno fa si diceva la stessa cosa e poi abbiamo visto cosa è successo». Ogni riferimento a Calciopoli è chiaramente voluto. «Noi non abbiamo avanzato il dubbio che la panchina della Juventus possa aver interferito nella decisione di non convalidare la rete di Bergessio: abbiamo purtroppo constatato questa evidenza. Ciò che un direttore di gara non può e non deve fare è lasciare che i calciatori di una squadra giungano a circondare un assistente senza incorrere in sanzioni disciplinari». «La Juve si comporta seriamente - ha replicato Marotta -. Nel campionato scorso anche noi siamo stati penalizzati». Però poi è arrivato il non gol di Muntari e anche questo non va dimenticato. «Rigiocare la partita è un'idea assurda. O si accettano gli sbagli, oppure il calcio non cambierà mai».
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