Da Allegri a Mihajlovic da Gasperini a Oddo: quando gli allenatori non sono più mister

Insulti, bestemmie, reazioni spropositate ma il giudice è clemente. Poi si coprono la bocca per dare istruzioni ai giocatori...

Da Allegri a Mihajlovic da Gasperini a Oddo: quando gli allenatori non sono più mister

Il fair play finanziario? Un'ottima idea. Ma il fair play e basta? Che roba è? In via di estinzione. La maleducazione è la carta di identità dei nostri signori allenatori. Allenatori di sicuro, sui signori si potrebbe e dovrebbe discutere a lungo. Alcuni in giacca e cravatta, altri con sciarpone o cappellino. Urlano, sbraitano, bestemmiano, insultano l'arbitro, gli assistenti di questo, prendono a cazzotti i cartelloni pubblicitari, scalciano bottigliette in plastica o vetro. E' il bello della diretta televisiva e calcistica, una festival di screanzati, da Gasperini ad Allegri, da Oddo a Mihajlovic, a Inzaghi, tutta roba fresca di queste ultime ore di cronaca ma non vanno trascurate le passate esibizioni di Sarri e Mancini, per non dimenticare i padri della patria della cafonaggine, Mourinho e Mazzone, Baldini (Silvio) che prese a calci il sodale Di Carlo o il presidente di tutte le categorie, Eziolino Capuano. Ormai sono saltate le marcature, non in campo ma in panchina, tutto è possibile, tutto è ammesso, anche se ieri il giudice sportivo ha emesso le sue sentenze: 1 giornata di squalifica a Oddo e 2 giornate a Gasperini che, stando ai dieci comandamenti dovrebbe stare fermo per alcuni mesi e non per due domeniche. Dare del penecefalo all'arbitro vale al massimo 3 ore di sospensione.

Il compromesso vige anche nei tribunali del football, punire ma non castigare, mai una lezione vera, mai l'applicazione rigorosa delle norme, leggi, regolamenti. Gli allenatori stanno prendendo una brutta, bruttissima piega. Sono circondati da uno staff che nemmeno i primari ospedalieri, incassano salari che i succitati professori medici se lo sognano, lavorano sì e no tre ore al giorno ma vivono le crisi nervose di un disoccupato o esodato. Alcuni, addirittura, in evidente esaurimento, detto stress, abbandonano, come è stato, purtroppo, il caso di Arrigo Sacchi, altri sbandano, come Pep Guardiola che non capisce più se è finito il sogno ma non la carta di credito, altri ancora stanno subendo una trasformazione antropologica, Josè Mourinho che si fa zittire da herr Klopp.

Il balletto a bordo campo è irresistibile, recitano tutti e nella loro commedia sono previste le indicazioni tattiche, i cambi di strategia ma anche l'urlo selvaggio all'arbitro, alla sua orchestra, alle loro consorti, con la possibilità di inveire maggiormente contro l'assistente di linea, che era storicamente vittima predestinata di insulti dalle gradinate ma oggi anche da chi gli sta di fianco. Il giudice è stato di mano dolce, del resto la squalifica di un allenatore è una mezza comica: infatti costui, a differenza del calciatore che non può offrire la prestazione, saltando la partita, costui, dicevo, l'allenatore squalificato, continua a lavorare per tutta la settimana, prepara l'impegno e poi si sistema comodamente in tribuna, da dove, meglio osservando il gioco, tramite telefono o staffetta vocale, consegna, al bersagliere di turno, gli ordini per la squadra. Resta il problema serio della maleducazione, resta l'indisciplina che fa parte dello spettacolo televisivo, il labiale è evidente, singolare poi il fatto che gli stessi allenatori si coprano il musino per dare consigli e suggerimenti ma aprano, poi, le fauci e vomitino di tutto quando sarebbe invece il caso e la buona creanza di tapparsi la bocca.

Dicono che sia la trance agonistica, dicono che

si chiuda lì, in fondo è un gioco, al fischio finale, tutti amici come prima, più di prima, si aggiustano il nodo della cravatta, ravviano i capelli, si presentano alle telecamere. Bugiardi e ipocriti. Soprattutto villani.

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