Roma - C'è un allenatore, Max Allegri, entrato pian piano nel cuore dei tifosi bianconeri e a due passi da un'impresa storica (un triplete al debutto sulla panchina della Juve). E c'è il suo collega, Stefano Pioli, che il bianconero lo ha vestito da giocatore vivendo e vincendo a contatto con mister Trapattoni e campioni del calibro di Scirea e Platini. Proprio il difensore che in tre stagioni dal 1984 al 1987 ha collezionato 57 presenze, uno scudetto, una Coppa dei Campioni e un'Intercontinentale, avrà l'ingrato compito di fermare il sogno bianconero.
Quest'estate i destini di entrambi potevano essere diversi. Allegri aveva incontrato Lotito quando l'addio di Conte non era prevedibile e la chiamata di Agnelli e Marotta era una semplice utopia, ma non arrivò la fumata bianca per una diversità di vedute su ingaggio e rosa da costruire. «Poi il presidente della Lazio ha scelto Pioli, un ottimo allenatore dalle grandi qualità e che ha grandi meriti nel bel campionato che la sua squadra sta disputando», gli elogi al suo avversario di stasera del tecnico juventino.
Che prima di Messi troverà proprio un ex bianconero a sbarrargli la strada. C'è profumo di double che alla Juve manca da venti anni e dall'ultima finale di Coppa Italia vinta nel 1995. Un double che potrebbe valere una stelletta d'argento sulle maglie (è il marketing, bellezza…) in onore della Decima Coppa. La mente dei tifosi è già rivolta a Berlino, ma al possibile triplete ci si penserà più avanti, serve, come dice Chiellini, fare un passo alla volta. Quindi invece che pensare al tridente delle meraviglie del Barcellona (il difensore avrà tempo per riparlare di Suarez e di quel morso galeotto al Mondiale…) bisogna stare attenti a quello meno blasonato ma comunque pericoloso della Lazio.
«Se dovessi paragonare la mia Juve a un animale? Direi a una tigre», così Allegri. Una tigre pronta ad azzannare la Lazio, anche se Max consiglia di dimenticare le due vittorie del campionato: «Sarà una sfida equilibrata che potrebbe anche andare oltre il 90°, ma vogliamo portarci a casa il trofeo». Vincere la Coppa Italia accrescerebbe il suo gap da Conte, anche se Allegri – al di là delle frasi di circostanza («credo che un allenatore che va via da vincente resta comunque nelle storia di un club») – sembra stanco del paragone infinito con l'attuale ct azzurro.
Davanti al presidente della Repubblica Mattarella – per la prima volta all'Olimpico – saranno in campo Lazio e Juventus, due delle espressioni più belle del nostro calcio, che a livello europeo è finalmente tornato ai fasti di un tempo. Con buona pace dello stesso Conte e della Nazionale che sarà in tribuna con altri 60mila a godersi lo spettacolo.
«La partita con la Lazio ci alzerà molto la tensione nella marcia verso il 6 giugno, sono due finali diverse ma dallo stesso valore, è importante vincerle entrambe», sottolinea Allegri, chiamato a riportare l'attenzione sull'Olimpico di Roma e non su quello di Berlino. La Coppa Italia sarebbe il regalo più immediato per il primo lustro della presidenza di Andrea Agnelli, festeggiato ieri. E uno smacco al “nemico” Lotito, tra battaglie furiose in Lega e offese gratuite del patron biancoceleste.
Pioli, che dalla Juve e dagli insegnamenti del Trap ha imparato a fare l'allenatore, è pronto a rovinare la festa, anche se in nove precedenti con i bianconeri non ha mai vinto (sei pareggi e tre sconfitte, le ultime – durissime – in campionato dove ha incassato cinque
gol a zero). Da queste parti si pensa ancora a quel gol di Lulic che fece piangere la metà di Roma di fede giallorossa. Dopo l'inno di Mameli cantato da Chiara, spazio alla contesa. In ogni caso, sarà una serata storica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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