Pare che la Ferrari voglia chiedere a Liberty Media di assegnare i 25 punti della vittoria dopo le qualifiche del sabato. Sarebbe l'unico modo per vincere un campionato che sta rapidamente e improvvisamente sfuggendo di mano a un Leclerc. Charles è velocissimo in qualifica, imprendibile, meraviglioso, ma poi in gara non riesce a vedere la bandiera scacchi. Fermato per la seconda volta nelle ultime tre gare da un motore in fumo come l'arrosto della nonna dimenticato sul fuoco. Dopo la sua vittoria in Australia, Leclerc aveva 46 punti di vantaggio su Max. Quattro gare dopo, ne ha 34 in meno. La Ferrari c'è, è veloce in qualifica, ma poi in gara si sbriciola come un vetro di Murano che cade dal tavolo. Se i punti si ottenessero al sabato Charles sarebbe in fuga. Ma tra la pole e la bandiera a scacchi ci sono 300 chilometri e per vincere le gare bisogna come minimo finirle.
«Così fa male», ammette Charles Leclerc con la faccia del bimbo che entra in camera e non trova più i suoi giocattoli. Più che arrabbiato è sconcertato da quello che gli sta accadendo. Ha infilato tre gare di fila che sembrano un girone infernale. Due ritiri e un errore strategico a Monte Carlo. «C'è preoccupazione perché manca l'affidabilità. L'incremento di prestazione della power unit è stato enorme dall'anno scorso. Lo stiamo pagando con l'affidabilità che non è ancora al 100%», analizza Binotto senza potersi addentrare troppo prima di aprire il motore andato in fumo.
Per la seconda volta in tre gare Leclerc vede sfuggirgli la vittoria tra le mani. Come a Barcellona, anche a Baku era in testa grazie ad una scelta strategica finalmente azzeccata. Dopo essersi lasciato sorprendere da Perez alla partenza (0029 contro 0031 il tempo di reazione), Charles era tornato in testa grazie alla scelta del muretto Ferrari tempestivo nel reagire alla Virtual Safety Car innescata dal ritiro di Sainz. Aveva montato le Pirelli bianche in grande anticipo, ci sarebbe stato da verificare a fine gara, ma al ventesimo giro il motorone della Ferrari ha emesso un fumo che significava una sola cosa: ritiro immediato. Per la Red Bull a quel punto la gara è stata una cavalcata trionfale. Dai box è arrivato il messaggio a Perez: non combattere. Il messicano si è consolato con il punticino del giro più veloce. Max ha festeggiato la quarta vittoria in cinque gare (la quinta l'ha vinta Perez).
Sul podio è salito ancora una volta Russell, davanti a un Hamilton arrivato in fondo distrutto dal saltellamento della sua Mercedes. In una domenica in cui i grandi vecchi sono arrivati tutti a punti (Hamilton, Vettel e Alonso), sembra comunque che i giovani si stiano prendendo tutta la scena.
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