Quando Nibali è salito sui rulli, Aru era pronto a tornare alle corse al Giro di Polonia. Il siciliano con un dolorino alla schiena, per quell'operazione alla vertebra toracica necessaria per ridurre i tempi di recupero; il sardo con i lividi riassorbiti da una debacle al Giro, dolorosa quanto inattesa. Entrambi, in modi diversi, tornano alle corse dopo una convalescenza. In verità, il sardo il suo rodaggio l'ha già fatto, ed è stato anche confortante. Per il siciliano, invece, si tratta di un ritorno lampo dopo quella dannatissima caduta al Tour con tanto di frattura, ritiro e operazione in un agosto particolarmente caldo. Domani, al via della Vuelta, le loro strade torneranno ad incrociarsi. Due ex compagni di squadra, due amici che coltivano entrambi un sogno comune: arrivare al top al mondiale di Innsbruck il prossimo 30 settembre.
«Sono sereno ci spiega Fabio Aru, che si rivelò al mondo nel 2015, vincendo proprio la Vuelta e torno con entusiasmo in una corsa che porto nel cuore, perché qui ho centrato quello che è al momento il mio primo e unico grande giro (per lui anche un 2° e un 3° posto al Giro e un 5° posto al Tour, ndr). Sono curioso di vedere come andrò, anche se le brutte sensazioni del Giro sono definitivamente alle spalle. Cosa ho avuto? È difficile dire cosa mi sia successo, probabilmente è stata una serie di concause. Troppo allenamento in altura, poche corse, qualche problema alimentare (dopo il Giro tutta una serie di esami ha evidenziato sia delle allergie che delle intolleranze alimentari, ndr), una preparazione non ben calibrata: insomma, tante piccole cose che hanno fatto sì che non mi sentissi mai davvero a mio agio. Fino ad un certo punto mi sentivo bene, poi mi si spegneva la luce. Era come se avessi il motore ingolfato. Ora, però, l'obiettivo è quello di correre e cercare di raddrizzare una stagione che è stata chiaramente fin qui molto storta».
Va dritto per la sua strada anche Vincenzo Nibali, che ha temuto davvero di dover iniziare le vacanze invernali anzitempo a causa di quella dannatissima caduta nella 12ª tappa del Tour: frattura della 10ª vertebra toracica e intervento chirurgico. «Se ho avuto paura? Paura no, ma timore di non guarire quello sì - ci racconta lo Squalo dello Stretto, che ha forzato i tempi per provare ad arrivare in condizione per la sfida iridata austriaca -. La domanda che mi sono posto per qualche giorno era sempre la stessa: guarirò? Poi dopo il consulto con lo staff medico del miom team e con i nostri consulenti che hanno consigliato l'operazione per abbreviare i tempi, mi sono immediatamente sentito bene e dopo qualche giorno ero già un altro. La prima uscita in bicicletta? Sulle strade della mia Sicilia. Dopo pochi giorni dall'incidente ho perso il nonno (si chiamava anche lui Vincenzo, ndr) e sono sceso con la famiglia per tre giorni. Lì mi sono rimesso in sella. Come parto per la Vuelta? Con una condizione che non è un granché, ma se voglio sperare di arrivare in forma a Innsbruck, la strada è obbligata. Faccio fatica a ruotare il busto verso destra, ma è tutto nella norma, ogni giorno è sempre meglio».
Aru sogna almeno il podio, Nibali spera in una tappa. «Vorrei tornare a respirare l'aria pura dell'alta classifica precisa l'ex campione d'Italia -. Sarà una corsa difficile, come sempre, ma sono pronto». Dal canto suo, invece, Nibali non si fa illusioni. «C'è da sudare: questa è l'unica cosa che so. Il percorso? So solo che cominciamo da Malaga con una crono di 8 km ammette il vincitore della Vuelta 2010, che vanta anche due secondi posti nella corsa spagnola -. E so che la Vuelta è la strada migliore per Innsbruck. Il mio karma è uno solo: vivere alla giornata, una pedalata per volta.
Spero di crescere e magari, nell'ultima settimana, provare anche a vincere una tappa. Come sono solito dire, noi ciclisti viviamo solo di dubbi. I giornalisti, giustamente, ci fanno domande, noi cerchiamo solo risposte. Io mai come adesso».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.