Il sogno continua. L'Atalanta si siede al tavolo del G8 d'Europa e magari, appena finita la partita di Valencia, il pensiero dei bergamaschi è andato ad Andrea Agnelli: «Noi siamo qui, adesso vieni a prenderci...». Se i nerazzurri non hanno il palmares, la storia, la nobiltà, la leggenda per giustificare la loro presenza ai vertici di quella che vorrebbero trasformare nella superlega delle grandi firme, Papu Gomez e compagni questi quarti di finale incredibili se li conquistano sul campo, buttando fuori gli spagnoli senza tanti complimenti e candidandosi al ruolo di grande sorpresa d'Europa. Sognando magari di rifare la strada dell'Ajax di un anno fa.
Se c'era un piccolo dubbio sulle difficoltà del ritorno al Mestalla, se c'era un minimo timore di subire una improbabile remuntada da parte di un Valencia fantasma, bastano due minuti per spegnere ogni discussione e trasformare il ritorno (dopo il 4-1 dell'andata) in una semplice formalità, poco più di un allenamento, visto anche il clima dettato dalle porte chiuse. Ci pensa l'imbarazzante Diakhaby, già disastroso a San Siro e unico centrale rimasto a disposizione di Celades, a stendere Ilicic e a regalare all'Atalanta il primo di due rigori provocati nel primo tempo dal difensore francese. Lo stesso Ilicic scaraventa alle spalle di Cillessen e mette subito fine a una partita mai nata.
Forza e coraggio dell'Atalanta, che va in campo senza alcun timore, aiutata anche dall'assenza del pubblico, lasciato ad infettarsi fuori dallo stadio per sostenere comunque la squadra, ma evitando che si contagiasse in tribuna (stranezze delle misure antiepidemia). Forza di una Dea che dopo gli schiaffoni presi nelle prime uscite (Zagabria, Manchester) ha saputo rimettere insieme le idee e ripartire con umiltà. Fino a passare il turno con una combinazione incredibile di risultati, con un po' di fortuna, ma anche con una straordinaria convinzione.
A Valencia, dicevamo, si vede quasi un'amichevole di metà settimana. Certi svarioni di De Roon e Palomino, che regalano il primo pari a Gameiro (21'), possono passare in secondo piano perché non fanno paura a Gasperini. Anche perché all'intervallo i nerazzurri sono di nuovo in vantaggio grazie al secondo regalo (di mano) di Diakhaby. Finisce 4-3 con poker di super Ilicic, ma peccato che l'impresa, regalata a una provincia che sta pagando un pesantissimo tributo a questo maledetto virus, appaia in uno scenario così deprimente e senza che la gente di Bergamo nemmeno la possa festeggiare per le strade.
Una sfida di questo livello giocata in uno stadio vuoto, in una serata in cui tutti hanno ben altro in testa che una partita di pallone. Ma l'Atalanta c'è. Adesso speriamo che continui ad esserci anche la Champions. Perché l'Europa comincia ad avere paura. Purtroppo non dei nerazzurri, ma del Coronavirus.
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