Se quei 43 signori, che ancor ricordiamo come dissidenti del Milan, sapessero come se la passa oggi l'Inter da loro fondata, cosa direbbero? Valeva la pena. O piuttosto: cari ragazzi cosa avete combinato. Meglio per quei signori ripensare a questi 110 anni con sguardo globale, affezionato, esaltato o sconsolato, magari seguendo il consiglio che ripeteva Audrey Hepburn: la bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi. Quali sono gli occhi dell'Inter? Quelli di presidenti sognatori e di giocatori che hanno scoperto una squadra, e una storia, da onorare. E pazienza se non tutto è esaltante come la storia avrebbe richiesto. Così guardando, certamente i fondatori non avrebbero da pentirsi, nemmeno da stupirsi, di avere fondato una squadra femmina, un po' pazza (perfino ribattezzata Ambrosiana- Inter), proprio il giorno seguente a quello che sarebbe diventato festa della donna.
L'Inter nasce il 9 marzo, nel destino i ghiribizzi da primadonna. Esattamente come oggi: ammaliatrice o traditrice. Ha vinto tanto, poteva certamente vincere di più, ha intervallato periodi di esagerata divinizzazione ad altri di desolanti sconfitte e gramegna. Dalle sue parti sono passati i piedi nobili di Giuseppe Meazza e Stefano Nyers, i fantastici boys della filastrocca: Sarti, Burgnich, Facchetti.. con l'immancabile trio: Mazzola, Suarez, Corso. Poi il duo Beccalossi-Altobelli, la stazza guerriera di Lothar Matthaus, il fantastico siluro a nome Ronaldo, quel ragazzo chiamato Bomber, Bobo Vieri, il principe Milito e la banda del Triplete, fino a quest'ultimo triennio non propriamente identificabile con racconti di successo. Piuttosto rimarranno trovate discutibili sul rispetto della maglia: Icardi e i suoi raid social ne sono esemplificazione.
Avrebbero mai pensato i 43 fondatori che l'Inter non avrebbe fatto venir meno l'internazionalità fin a cercarsi un presidente indonesiano con l'indole del fantasma e un padrone cinese a disponibilità intermittente? Probabilmente non avrebbero gradito. Oggi, comunque, va celebrata una storia da regina del nostro calcio. Peccato vederla così gravata di debiti e così alleggerita di campioni.
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