Ok, il Milan è giusto. Ancora qualche recupero (leggi alla voce Robinho, Mexes, De Sciglio e Saponara) e poi forse tutte le insoddisfazioni del popolo dei suoi tifosi per il mercato al risparmio (Honda affare lontano, Ljalic trattativa complicatissima) possono trovare qualche incoraggiante risposta. Due sono i conti positivi di ritorno dal viaggio negli Usa e dal successo sui Los Angeles Galaxy (che non sono così modesti se sono stati capaci di infliggere qualche schiaffone alla Juve): 1) la squadra ha un copione calcistico ben definito e mandato a memoria già nei primi 5 mesi del 2013; 2) i suoi più interessanti talenti di giovanissima età promettono progressi e maturazione.
Quest'ultimo riferimento non è necessariamente intrecciato col 2 a 0 guadagnato sul campo dai rossoneri e nemmeno con i due gol di Balotelli e Niang, piuttosto col riconoscimento pubblico e solenne firmato Josè Mourinho («ho trovato Mario cambiato in meglio, merito del Milan») e con la segnalazione di Montolivo («Mario è cresciuto tantissimo»). È lui il fuoriclasse in dotazione, avviato verso il compleanno numero 23, che può portare il Milan fuori dalle secche del preliminare di Champions, spartiacque di una stagione. Ha cambiato look, si è messo a cinguettare con Obama (forse un pizzico di presunzione, o no?), ha fatto venire un colpo al cuore di Adriano Galliani quando si è accasciato per un crampo ma ha conservato le stimmate del leader carismatico. Con lui il Milan è un gruppo più sicuro, più convinto, più dotato, più coeso. Persino Niang, gol e sfogo da ragazzino, può sentirsi protetto col suo sostegno. Ma proprio Balotelli, unico nel suo genere in ogni senso, è il gioiello della casa e anche il limite dichiarato (specie in assenza di Pazzini che pure lo rimpiazzò alla grande nei mesi scorsi) almeno fino a quando El Shaarawy non avrà recuperato la grazia del secondo semestre 2012.
Allegri ha in testa un Milan che ricalchi quello ideato da Ancelotti (a proposito: complimenti a Carletto che ha inflitto a Mou e al Chelsea un secco 3 a 1, 2 gol di CR7 che si è girato di spalle verso Josè per mostrargli la sua identità, "sono io il vero Ronaldo" il senso del gesto) qualche anno fa: padrone del palleggio, magari un po' bamboleggiante, ma in grado di far girare palla per recapitarla poi dalle parti di Balotelli e soci.
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