L'assalto al secondo Triplete della storia del Bayern è lanciato. A suon di gol (155 in stagione, ben 39 in Champions) e di vittime illustri. Prima il Chelsea (sette reti tra andata e ritorno), poi il Barcellona (otto gol in 93 minuti), travolto dal punto di vista del pressing, della grinta e dell'intensità.
La sfida dei quarti, annunciata come la più intrigante e prestigiosa dell'inedita Final Eight di Champions a Lisbona, è diventata così una passerella dei bavaresi. La rete lampo del sempreverde Müller e l'immediata reazione dei blaugrana (pari con l'autogol di Alaba, la parata di Neuer su Suarez e il palo di Messi) sembravano l'antipasto di una sfida combattuta. E invece la squadra di Setien si è spenta di colpo: l'ex interista Perisic, Gnabry e ancora Müller affossano in dieci minuti del primo tempo le speranze dei catalani. E dopo il punto di Suarez, la seconda goleada bavarese con Kimmich (sua la marcatura vincente dell'ottavo Meisterschale consecutivo), Lewandowski - 14ª rete in Champions, ha segnato in tutte le otto gare giocate - e la dopietta di Coutinho.
L'annus horribilis del Barcellona, caratterizzato dall'esonero a gennaio del tecnico Valverde, dall'arrivo del poco gradito sostituto Setien - reo di aver mai dato un'anima e un gioco alla squadra e contestato dai senatori del gruppo - si conclude con un'umiliazione mai subita e con zero titoli in bacheca. Era già accaduto nel 2014, quando Messi e compagni lasciarono il titolo della Liga all'Atletico Madrid che li sconfisse anche nei quarti di Champions e persero la finale di Coppa del Re con il Real. E da cinque anni il trofeo dalle grandi orecchie non prende più la strada della Ramblas. Da tredici nemmeno una squadra spagnola qualificata per le semifinali. La faccia triste di Messi sembra quasi l'epilogo dell'avventura di una vita a Barcellona: se aprirà all'addio, l'Inter è già pronta a riceverlo a braccia aperte.
Questo Bayern macchina da gol sta dimostrando di non essere solo la squadra che non ha rivali in patria: Hans-Dieter Flick, subentrato a novembre a Kovac, si è guadagnato sul campo il ruolo prima mantenuto ad interim, poi confermato a Natale e infine legittimato con la firma del
contratto ad aprile fino al 2023. Accordo firmato con una penna che Rummenigge gli regalò dopo la vittoria contro il Chelsea per 3-0 a febbraio: «Al Bayern con le penne si firmano i contratti», aveva detto Kalle. Aveva ragione.
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