"Beneficenza, così il golf torna in buca"

Il pugliese: "Abituàti a tanti soldi. Disposto a donare parte del montepremi"

"Beneficenza, così il golf torna in buca"

Il ritorno sul green di Francesco Laporta assomiglia tanto al paradiso. La Fase due, il 4 maggio scorso, gli ha spalancato le porte di un campo lungo più di 6 chilometri, immerso nel verde, tra gli ulivi pugliesi e con vista sulle onde dell'Adriatico. Il golfista italiano, vincitore l'anno scorso del Grand Final e dell'ordine di merito del Challenge Tour, è ripartito da Savelletri, frazione di Fasano. La Puglia ha dato il via libera a tutti gli sport individuali all'aria aperta, tra cui il golf, e in altre regioni si susseguono le riaperture dei circoli, come chiesto a gran voce anche dal Presidente Franco Chimenti, nell'intervista pubblicata da Il Giornale nei giorni scorsi.

A singhiozzo, ma il movimento riparte. Perché tanti timori per il vostro sport?

«L'impatto del virus in Italia è stato forte. Altrove, come in Austria, Irlanda e Portogallo, hanno le idee chiare sulla ripartenza, ma sono stati colpiti in modo diverso. Dal 4 maggio quasi 110 atleti professionisti italiani sono potuti tornare in campo, io ho ripreso dal San Domenico Golf, dove mi alleno da 17 anni. Ho passato la prima settimana da solo, non mi sembrava vero, poi sono arrivati soci e appassionati. Siamo una trentina e rispettiamo il protocollo».

Il golf dopo la pandemia. Cosa cambierà?

«Ci hanno detto che dal 2021 ci saranno meno gare e per un po' non avremo il pubblico. Poi caleranno i montepremi. Spesso eravamo abituati a giocare per tanti soldi, qualcuno non sarà d'accordo, ma io sono favorevole. Anzi, sono disposto a donare parte di quei montepremi».

I calendari andranno ripensati?

«No. Il golf ha tantissime competizioni, ma ognuno decide come e quando riposare rispetto a quanto avviene per gli sport di squadra. Nel 2020 erano previste 56 settimane di gare, poi ci siamo ritrovati chiusi in casa. Da quando è iniziata la pandemia mi hanno già cancellato 16 appuntamenti».

Ha già una data ipotetica per tornare in campo contro degli avversari?

«In calendario c'è Londra a fine luglio, ma penso di rientrare in gara a settembre in Germania. Viaggiare non è ancora sicuro, c'è troppa ansia, i golfisti sono dei giramondo e dovremo ritrovare i nostri ritmi, la concentrazione per il colpo buono. Ma è stato lockdown per tutti e ricominceremo alla pari, senza vantaggi per nessuno».

Una Ryder Cup a porte chiuse se la immagina?

«No, non sarebbe la Ryder e verrebbe meno il suo spirito originario. Piuttosto sarei per il rinvio. Se hanno posticipato un evento monstre come le Olimpiadi...».

Come si passa da Dubai, Hong Kong e Maiorca a un lockdown vissuto a Monopoli?

«Mi hanno salvato la rete (attrezzo specifico per allenarsi) in

giardino e gli attrezzi da palestra. Sono stato uno dei primi a essere bloccato per il virus. A inizio marzo dall'Oman non sono riuscito ad andare in Qatar, il virus da noi dilagava e noi italiani non eravamo ben visti».

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